ANCONA Parafrasando il Poeta, che ha proiettato nell’infinito le Marche, si può esclamare: navigar m'è dolce in questo mare. La citazione del verso di Leopardi può essere il pretesto, suggestivo, per esaltare un dato tutto in progress: il 25% degli yacht made in Italy viene costruito qui, la quarta regione per la loro fabbricazione. Un primato che si estende all'Europa, e persino al mondo, dal momento che la nostra Penisola, nel settore, ha il ruolo del leader. Le cifre sono lo scrigno, naturale, di quest’enunciazione ad alto potenziale di crescita: il valore della creazione di imbarcazioni, formato-lusso, ha superato, negli ultimi anni, il miliardo di euro, con l’export che assicura, quasi al 100%, il risultato e la soddisfazione.
La polarizzazione
Un indicare la rotta che fa la differenza.
La moltiplicazione
Il nesso logico: «Per questo gli occupati, oltre tremila, secondo l'Istat, andrebbero moltiplicati almeno per quattro quando si considera la capacità di attivazione lungo la filiera». Diecimila lavoratori in tutto, un tripudio occupazionale, e la considerazione che ne deriva: la complessità del distretto e la qualità dei fornitori è uno dei principali vantaggi competitivi. Ancora un segno più precede la linfa d’ogni cantiere, ovvero le risorse umane che, con maestria, rendono possibile a tanta sontuosità di prendere il largo: il numero degli addetti tra il 2020 e l’anno successivo è cresciuto del 2%.
La discontinuità
Le aspettative non tradiscono, mantengono fede al tracciato. Già nel 2023 si prevedeva uno scatto in avanti del fatturato, a un tasso compreso tra il 15 e il 20%. Così è andata. Una crescita, assicura Iacobucci, che è destinata a durare: «Questo segmento di business finora è stato sempre sottoposto, e condizionato, alle dinamiche congiunturali. Influenzato da alti e bassi». Il docente indica il punto di discontinuità: «Ora, la linea d’incremento non segue più un moto ondulatorio, ma s’è stabilizzata». È assestata sui piani alti degli istogrammi sulla variazione dei tracciati. Torna alla forza dei numeri: «Si contano 500 imprese, di cui 321 dedicate alla produzione, le restanti alla manutenzione». Il corollario sulla distribuzione territoriale dei cantieri navali evidenzia la non uniformità del dato: Ancona ne conta 81, il 26% del totale; Ascoli 12 (4%); Fermo: 4 (1%); Macerata 16 (5%); Pesaro Urbino: 199 (64%). Le cifre s’impennano nel comune di Fano, con 113 ditte, seguito da quello di Ancona (33) e di Mondolfo (23). Ancora uno scatto: con 3.300 dipendenti, le Marche assorbono l’11,3% dell’occupazione nazionale dedicata alle costruzioni navali. Una percentuale che si staglia nel report realizzato dalla Fondazione Aristide Merloni, in collaborazione con la Politecnica. Sul podio, per vendite e fatturato, si piazzano le doriche Palumbo, Cantieri delle Marche e Cantieri Rea Marine, la pesarese che, dal 2021 al 2022, ha scalato 40 posizioni.
Il percorso
A scorrere quella griglia, che è un concentrato della gamma alta, sono 50 le società riordinate in graduatoria. Per tutte il denominatore comune è fare rete: «Le imprese del settore – riprende il filo Iacobucci - hanno costituito un’associazione, Marche Yachting & Cruising. Lo scopo è favorire la collaborazione fra loro e il dialogo con le istituzioni, per la progettazione di percorsi formativi o la definizione di politiche di sostegno all’innovazione». Per esclamare ancora: navigar m'è dolce in questo mare.