Fondi «leciti» o «illeciti» a Toti? La procura di Genova riascolterà le parole di Spinelli jr

Scontro sulla trascrizione, l’imprenditore: «Ho parlato di finanziamenti regolari»

Fondi «leciti» o «illeciti» a Toti? La procura di Genova riascolterà le parole di Spinelli jr
di Marta Giusti
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Domenica 19 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 08:57

La procura di Genova sta scavando su tutti i finanziamenti ricevuti dalla fondazione Change e dal Comitato elettorale di Giovanni Toti, negli ultimi sette-otto anni. Il governatore ligure, ai domiciliari su ordinanza del gip, è accusato infatti di aver incassato versamenti registrati per circa 74mila euro per favorire gli interessi «privati» del gruppo Spinelli della logistica portuale. E al vaglio ci sarebbero anche cifre più rilevanti, che si avvicinano o superano i 200mila euro, a seconda degli imprenditori finiti nel mirino di questa tranche di indagine.

L’INCONGRUENZA

Ma ora si è aperto un dilemma sulla regolarità di questi finanziamenti. I pm Luca Monteverde e Federico Manotti, titolari delle indagini, ascolteranno (forse già domani) la registrazione del verbale di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, il quale aveva riferito - stando alla trascrizione di quell’interrogatorio del 13 maggio - che Toti avrebbe voluto «finanziamenti illeciti». Ma in una nota inviata al gip, Spinelli junior sostiene di aver risposto a una domanda del pm definendoli «finanziamenti leciti». «Fa fede il verbale riassuntivo dell’interrogatorio, dove quelle parole infatti non sono state riportate», ha spiegato l’avvocato Alessandro Vaccaro, legale dell’imprenditore. Sempre nell’interrogatorio di Roberto Spinelli è il pm a sollevare il tema dei soldi che il padre Aldo è accusato di aver dato al governatore per sbloccare le pratiche. «Era Toti a sollecitare i finanziamenti. Diceva: “Ci sono le elezioni, ricordati”. Ho intimato a mio padre di non fare più finanziamenti da anni - spiega l’imprenditore - Gli avevo detto anche: “Non ne voglio più sapere”, perché non volevo finire sui giornali. Eravamo gli unici a uscire, anche se questo comitato Change penso sia stato finanziato da mezza Liguria e tutta Genova».

I pm indagano su ogni finanziamento superiore ai 40mila euro arrivato alla fondazione Change o al comitato elettorale Giovanni Toti. L’obiettivo è capire se, come avvenuto per Spinelli e altri imprenditori, in cambio del denaro versato al partito ci fosse una contropartita: il rinnovo di una concessione, più spazi nel porto, una nomina di prestigio. Caso eclatante è il rinnovo trentennale della concessione del terminal Rinfuse, che Spinelli vuole a tutti i costi. Il via libera del comitato portuale arriva il 2 dicembre 2021, il giorno dopo uno degli incontri in barca tra Spinelli padre e figlio, il presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini e Toti. Intercettato, Aldo Spinelli dice al governatore: «Quello ufficiale è il 2x1000, tutto il resto dopo», affermazione che per la Procura è il riferimento a finanziamenti non in chiaro.

IL TESTIMONE

In questo contesto venerdì è stato sentito, come persona informata sui fatti, Giorgio Carozzi, ex giornalista e tra i componenti del comitato di gestione del porto in rappresentanza dell'amministrazione comunale. Ha risposto per 5 ore alle domande del pm Monteverde e dei finanzieri. All’epoca aveva sollevato dubbi sulla proroga trentennale della concessione del Terminal Rinfuse all’azienda controllata da Aldo Spinelli. «Io gli voglio bene ad Aldo, gli voglio tantissimo bene - diceva nelle intercettazioni - però questa cosa qui non è nell’interesse di Genova è solo nel suo interesse, piuttosto io mi dimetto ma non sto lì a difendere gli interessi di privati». Ancora Giorgio Carozzi (non indagato) definiva la delibera «una delibera truffa»: «Han preso talmente in tanti la stecca che facevano di tutto per farla passare». Ma alla fine sia lui che un altro membro, Andrea La Mattina (anche lui sarà sentito dal pm), avevano votato a favore. Per la Procura avrebbero cambiato idea a causa delle pressioni di Toti. Il presidente della Regione, dopo che il comitato il 29 settembre 2021 si era chiuso con un nulla di fatto, intercettato aveva detto al sindaco di Genova Marco Bucci: «Che si raddrizzi per lunedì Carozzi». «Ok, va bene, perfetto», la risposta del primo cittadino (non indagato), che ha chiesto un incontro ai pm. Carozzi avrebbe confermato al magistrato di aver subito pressioni per cambiare idea e votare a favore di una concessione trentennale del Terminal Rinfuse al gruppo Spinelli. Però ieri, all’Ansa, ha negato tutto, spiegando di aver «votato in scienza e coscienza» e che «nessuno mi ha fatto pressioni, se c'è qualcun altro che le ha fatte a qualcuno non era un problema mio». Poi al Tg1 ha precisato: «Non ho smentito le teorie della Procura, ma sono tante le loro teorie».

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