In ritardo sulle rinnovabili, Pesaresi (Chiron Energy Capital): «Colpa di una politica miope. Tutto in balia della campagna elettorale»

«La Regione non deve farsi condizionare dai piccoli interessi di categoria»

In ritardo sulle rinnovabili, Pesaresi (Chiron Energy Capital): «Colpa di una politica miope»
di Véronique Angeletti
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Martedì 7 Maggio 2024, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 06:59

Ai lati opposti del ring. Il fatto stesso che ci siano prese di posizioni diverse tra il ministero dell’Agricoltura e quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica sull’uso dei terreni agricoli per gli impianti fotovoltaici angoscia il comparto delle energie rinnovabili. Paolo Pesaresi, amministratore unico di Chiron Energy Capital che ha sede ad Ancona e Milano, piattaforma di sviluppo e gestione di progetti sulle energie rinnovabili: perché questa preoccupazione?

«Contrasta con gli interessi strategici del Paese. Sembra che tutto sia in balia della campagna elettorale, soggetta alla forte pressione che una parte influente del mondo agricolo sta facendo per meri interessi di categoria». 

Può spiegare?

«Tutto verte su argomenti importanti ed urgenti, ma ipotecando il futuro dei nostri figli. Se non si attua la transizione energetica in maniera tempestiva ed efficace avremo solo problemi di ambiente, di bollette e di sicurezza energetica, consegnando il destino dell’Italia a nazioni ricche di fonti fossili non affidabili».

A che punto siamo sulla transizione energetica?

«In ritardo. Le conseguenze si vedono già dal punto di vista ambientale e si avvertirà sempre più a livello economico. Già gli obiettivi al 2030 sono di fatto già irraggiungibili. Un recente studio ha calcolato che l’inerzia rispetto alle sfide della transizione energetica potrebbe portare ad una riduzione del 30% del Pil italiano nel 2050 e un aumento della disoccupazione».

Cosa dovrebbe fare la Regione Marche?

«Avere un atteggiamento molto più razionale sui grandi impianti da fonte rinnovabile adottando una programmazione territoriale come quelle per le zone industriali, artigianali e commerciali, e determinare quali sono e quante sono le aree dove è possibile realizzare gli impianti.

Serve una pianificazione razionale, scevra da ideologismi e non condizionata da piccoli interessi di categoria».

Qual è l’obiettivo delle Marche?

«L’obiettivo nazionale per il 2030 di fotovoltaico è di circa 50 gigawatt. Se anche fossero tutti fossero a terra, sarebbero l’equivalente di una superficie di 60mila ettari. Considerando che in Italia abbiamo una superficie agricola utilizzata di circa 12,8 milioni di ettari (a cui vanno sommati altri 3,5 milioni di superficie agricole non utilizzati) per mettere al sicuro il nostro futuro energetico dovremmo dedicare ad impianti solari meno dello 0,4% della superficie agricola nazionale».

Questione di numeri.

«Nelle Marche da qui al 2030 dovremmo installare circa 2 gigawatt di solare occupando dunque circa 2.400 ettari dei circa 500mila disponibili: lo 0,5% della superficie agricola regionale».

L’impatto sul paesaggio?

«Ogni installazione ha alle spalle uno studio scrupoloso. Inoltre, ogni installazione è del tutto removibile e reversibile».

Lo smaltimento?

«All’acquisto, paghiamo già il costo dello smaltimento del pannello e gli impianti usano alluminio, vetro, cavi e rame. Tutte materie riciclabili, ma c’è troppo spesso disinformazione».

Cioè?

«Immaginiamo di avere una casa con un orto di 100 mq indipendente energeticamente con un modulo fotovoltaico di 0,5 mq (ovvero lo 0,5% della superficie dell’orto) ma il giardiniere non lo vuole. Sposare la sua posizione miope è razionale? L’inerzia non è un'opzione perché non esiste un Pianeta B».

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