Slovacchia, i leader sconvolti al voto: «Benzina sul fuoco anti-Ue». L’allarme per le piazze

Da Zelensky a Putin, solidarietà trasversale. Mattarella: fatto grave per tutta l'Europa

Slovacchia, i leader sconvolti al voto: «Benzina sul fuoco anti-Ue». L’allarme per le piazze
di Francesca Pierantozzi e Gabriele Rosana
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Giovedì 16 Maggio 2024, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 09:36

Non è un caso che tra i primi a reagire all’attentato contro il premier slovacco Robert Fico, a dirsi scioccati e sconvolti, non sono stati quelli che lo chiamano «Robert». I primi a denunciare un atto «odioso» e terribile» non sono stati gli amici. Sono stati gli europeisti come Macron, la sinistra liberal di Sanchez, il cancelliere tedesco Scholtz, i responsabili a Bruxelles, la presidente Von der Leyen e il capo dell’esecutivo Charles Michel. Le primissime parole sono arrivate addirittura da Volodymyr Zelensky. «È un attacco spaventoso» è il messaggio solidale arrivato da Kiev al premier slovacco, che non ha mai nascosto le simpatie russe, anche se negli ultimi tempi l’entusiasmo putiniano è stato messo un po’ in sordina. «Condanniamo con la più totale fermezza questo atto di violenza contro un capo di governo di uno stato partner vicino» ha scritto su X il presidente ucraino. Dall’Italia il presidente Sergio Mattarella ha denunciato «un fatto di eccezionale gravità non soltanto per la Slovacchia ma per tutta l’Unione Europea», mentre la premier Giorgia Meloni ha condannato «ogni forma di violenza e attacco ai principi cardine della democrazia e delle libertà».

LE URNE UE

A tre settimane dalle elezioni europee, gli spari di Handlova rischiano di pesare sull’ultima fase della campagna elettorale, di arrivare fin dentro le urne dei Ventisette e di rinvigorire - se mai ce ne fosse bisogno - le forze anti-Ue e anti sistema.

Lo ha detto chiaro e tondo il premier belga Alexander de Croo: «Un attentato contro un capo di governo europeo alla vigilia delle elezioni europee assume un significato particolare».

De Croo è stato tra i primi ad allontanarsi dalle frasi di circostanza e a lanciare subito l’idea «di una risposta europea comune»: «Ho intenzione di contattare subito i miei colleghi: il fatto che questo attentato sia avvenuto a ridosso delle elezioni europee è particolarmente inquietante». Poco importano le motivazioni dell’attentatore, quanto l’attentato sia da considerarsi politico, (per il ministro della Difesa slovacco non c’è dubbio) o quanto sia legato alla situazione interna della Slovacchia: gli ultimi giorni della campagna per le europee risentiranno inevitabilmente di un clima che passa dalla tensione latente alla massima allerta. Il voto è stato già abbastanza drammatizzato a parole dai leader europei, con von der Leyen e la presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola, che da giorni ripetono quanto il voto del 6-9 giugno sia il più importante della storia dell'Ue, perché in gioco c'è l'idea stessa di Europa. Qualche segno premonitore prima dell’attentato a Fico c’era già stato. In Germania, per esempio, dove negli ultimi giorni ben cinque esponenti politici sono stati vittima di aggressioni.

A inizio maggio Matthias Ecke, eurodeputato uscente e candidato di punta dei socialdemocratici della Spd in Sassonia, era stato vittima di un pestaggio mentre affiggeva dei manifesti elettorali a Dresda. «Casi come questo sono una minaccia per la democrazia», aveva detto allora il cancelliere Olaf Scholz, nel bel mezzo di un’ondata di attacchi con epicentro proprio la Germania orientale, roccaforte dell’estrema destra dell’AfD, data dai sondaggi in costante ascesa e che potrebbe strappare il secondo posto nel voto in Germania. In precedenza, altri episodi di violenza avevano riguardato esponenti dei verdi e dei federalisti europei di Volt. Ma neppure Berlino si è dimostrata immune: la scorsa settimana ad essere aggredita è stata l’ex sindaca della capitale, la socialdemocratica Franziska Giffey.

Secondo il governo federale tedesco, nel 2023 le violenze contro i politici sarebbero aumentate del 53% rispetto all’anno precedente. I gruppi progressisti dell’Europarlamento hanno diffuso un documento congiunto, a cui non si sono tuttavia accodati i popolari del Ppe, per denunciare le sistematiche aggressioni ad opera dell’estrema destra. Quasi tutti i leader europei hanno considerato l’attentato di Handlova come «un attacco alla nostra democrazia e alla nostra società». «Questi atti di violenza non possono trovare posto nella nostra società e minano la nostra democrazia, il nostro bene più prezioso» ha scritto Von der Leyen su X. «Niente può mai giustificare la violenza o attacchi del genere» ha fatto eco Charles Michel. Preoccupazioni per un contagio sul voto di giugno sono arrivate subito anche dai liberali di Renew che hanno sottolineato la necessità di «proteggere l'integrità del nostro ambiente politico per garantire che le prossime elezioni europee siano libere, eque e rispettino i diritti di tutte le persone coinvolte». In Slovacchia il richiamo ad arginare un clima di violenza non sembra per il momento fare molto effetto. L’attacco al premier è arrivato in una compagna elettorale per le europee che annunciava bassissima affluenza e altissima tensione, in un clima di scontro tra l’opposizione e la coalizione al governo. Senza nemmeno aspettare le prime dichiarazioni dell’aggressore, il vicepremier di estrema destra Tomas Taraba ha puntato il dito contro l’opposizione accusandola di avere «le mani sporche di sangue»

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