Tusk minacciato di morte sui social: «Se blocca il nuovo aeroporto farà la fine del suo collega slovacco»

Online messaggi intimidatori contro il primo ministro della Polonia

epa11332600 Polish Prime Minister Donald Tusk (L) visits the border with Belarus in Ozierany Wielkie, eastern Poland, 11 May 2024. EPA/PAWEL SUPERNAK POLAND OUT
di Gabriele Rosana
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Venerdì 17 Maggio 2024, 07:00

Il clima è irrespirabile anche lontano da Bratislava. L’Europa non fa in tempo a riprendersi dallo choc del tentato assassinio del premier slovacco Robert Fico, le cui condizioni appaiono stabili ma ancora gravi, che piomba subito nel timore di un rischio contagio. Perché i lupi solitari possono scatenare un effetto imitazione, è l’allarme che corre tra i servizi di sicurezza. E, infatti, a poche ore dall’attentato di Handlová, nel mirino dell’odio (social, ma non solo) finiscono adesso almeno altri due primi ministri: il polacco Donald Tusk e il belga Alexander De Croo. «Ne ho ricevute tante ieri» (mercoledì, ndr), ha scritto Tusk su X, l’ex Twitter, condividendo lo screenshot di un commento minaccioso con tanto di tag apparso sul social network poco dopo la notizia degli spari contro Fico: «Oggi gli slovacchi ci hanno dato un esempio di quello che dovremmo fare con Donald Tusk», si legge nel tweet di un utente, in riferimento all’eventuale opposizione del premier al progetto di costruzione, a 37 chilometri da Varsavia, del Cpk, un nuovo mega-aeroporto integrato con la rete ferroviaria, che diventerebbe il principale scalo intercontinentale dell’Europa centro-orientale, più grande di Monaco, Londra o Parigi.

PROTEZIONE

Secondo i media locali, alla luce delle minacce di morte la sicurezza di Tusk, popolare di centrodestra, sarebbe stata rafforzata. Destino non troppo dissimile per il collega belga De Croo, liberale, che fino a fine giugno ha le redini della presidenza di turno del Consiglio dell’Ue - l’organo rappresentativo dei governi dell’Unione - e che è in parallelo impegnato con la campagna elettorale per il rinnovo delle istituzioni federali del Belgio (si terranno in concomitanza con le urne delle europee di giugno). Il presentatore dell’emittente radiofonica locale Waregem 1, nelle Fiandre, si sarebbe rivolto agli ascoltatori incitandoli a provare ad attentare alla vita di De Croo, anche in questo caso sulla scia di quanto fatto in Slovacchia dal 71enne Juraj Cintula, vicenda su cui era appena stato mandato in onda un servizio. «A tutti coloro che stanno pensando di sparare ad Alexander De Croo, ma non osano farlo per la sicurezza che circonda quel “ragazzo” dico: andate avanti. Vedete, è possibile abbattere un primo ministro», le parole finite nella bufera, riportate su X dal portavoce del premier. «La libertà di espressione è sacra, ma incitare alla violenza è punibile», ha reagito il belga, che ha sporto denuncia contro il conduttore, nel frattempo sospeso dalla radio: l’uomo avrebbe «espresso il concetto in modo scherzoso, ma non è stato tuttavia percepito come tale - si legge in una nota diffusa dall’emittente -.

Riteniamo che abbia completamente sbagliato i tempi e il contesto e che la dichiarazione non avrebbe dovuto essere fatta».

L’odio che si infiltra nelle manifestazioni della vita pubblica «è un nuovo pericolo che sta mettendo a dura prova le nostre democrazie», ma «non dubito che la nostra società ne uscirà rafforzata» ha scritto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in un messaggio recapitato ieri alla presidente della Repubblica slovacca uscente Zuzana Čaputová. «Ogni violento attacco contro un rappresentante democraticamente eletto è anche un attacco contro la democrazia e, quindi, contro il popolo stesso», si legge ancora nella lettera, che evoca gli altri episodi di aggressione contro i politici (solo in Germania, negli ultimi giorni, sono stati assaliti ben cinque esponenti di partito di estrazione progressista). A infiammare l’astio online è pure una capillare attività di disinformazione, compresa la propaganda di Mosca, entrata in azione a poche ore dal tentato omicidio, con «decine di migliaia di utenti del social media che hanno attribuito la responsabilità ad agenti Ue e ucraini» per le simpatie filorusse di Fico, secondo l’Atlantic Council.

WEB

Da Bruxelles, la Commissione europea ha invitato le grandi piattaforme web a vigilare sulla circolazione delle “fake news” e ha detto di monitorare da vicino i movimenti sull’ex Twitter, contro cui a dicembre aveva già avviato un’indagine: mercoledì era stato proprio il patron di X Elon Musk, spesso megafono di teorie cospirazioniste, a interagire con il post di un estremista di destra che associava la sparatoria alla contrarietà espressa poco prima da Fico al piano di prevenzione contro le future pandemie a cui sta lavorando l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. A tornare a commentare l’attentato, stavolta per le implicazioni in chiave di politica europea, è stato poi pure il principale alleato del leader slovacco nell’Ue, cioè il premier ungherese Viktor Orbán. Con lui, l’uomo forte di Bratislava condivide la tendenza pro-Cremlino, populista e anti-diritti (seppur da fronti opposti, visto che, prima di essere espulso lo scorso autunno, Smer, il partito oggi “rossobruno” di Fico, apparteneva alla famiglia socialdemocratica Ue). «Continuiamo a sperare in una ripresa, ma» nei prossimi mesi «dovrò combattere da solo per la pace» ha affermato Orbán, una formula che cela il riferimento alle posizioni condivise contro il sostegno finanziario e militare dell’Ue all’Ucraina.

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