Duello Meloni Schlein, Vassallo: «Par condicio, regole da cambiare ma quel confronto sposterebbe poco»

L'intervista al direttore dell'Istituto Cattaneo

Duello Meloni Schlein, Vassallo: «Par condicio, regole da cambiare ma quel confronto sposterebbe poco»
di Alberto Gentili
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Sabato 18 Maggio 2024, 06:20

«Il mancato confronto tv tra Meloni e Schlein è un’occasione persa per spingere gli elettori alle urne. Ma quel duello avrebbe spostato poco, al massimo l’1-2% di voti». Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Cattaneo, non plaude allo stop dell’Agcom.

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«Non sono un giurista e dunque non sono in grado di giudicare la decisione dell’Agcom. Ma posso dire, da analista dell’opinione pubblica e del rapporto tra leader politici ed elettori, che la cancellazione del duello tv è un’occasione persa. C’è un contrasto tra la necessità di garantire un’equa partecipazione delle forze politiche in televisione e le altrettanto necessarie azioni per promuovere la partecipazione consapevole dei cittadini al voto. Da tempo siamo tutti preoccupati dall’aumento delle astensioni e un confronto tra le due leader, che sarebbe stato sicuramente stimolante, motivante e interessante, avrebbe potuto mitigare questo fenomeno. Dunque, sotto questo profilo, la decisione dell’Agcom è un fatto negativo».

Per Vespa, che avrebbe dovuto ospitare il confronto a due, è una sconfitta della democrazia.

«Credo che Vespa si sia chiesto, retoricamente, se si sia stata o meno una vittoria della democrazia. Condivido che non sia stata una grande vittoria perché, come dicevo, mentre è un bene, entro certi limiti, la parità tra tutte le liste, è stata mortificata l’intenzione, sempre caldeggiata da tutti i leader politici e delle massime cariche istituzionali, di promuovere una maggiore partecipazione alle urne».

Secondo lei, ora che non c’è più Berlusconi, la par condicio ha ancora senso?

«Garantire equità di condizioni a tutti nell’accesso ai media televisivi mi sembra ancora necessario. C’è bisogno di regole. Si tratta però di capire in che modo si possano definire norme che non impediscano lo svolgimento di importanti eventi mediatici fruibili da parte di un largo pubblico, come quello che aveva programmato Vespa. Il problema non è cancellare o meno la par condicio, ma introdurre appunto regole che consentano il confronto a due senza dover chiederei permesso agli altri competitori».

Quale può essere la soluzione?

«Si potrebbe prevedere che nell’arco delle stesse fasce orarie e con parametri che garantiscano un qualche equilibrio nell’audience, tutti i leader abbiano la possibilità di partecipare ai confronti tv. Però ci deve essere anche un certo margine di apprezzamento, che non può essere affidato all’Agcom e neppure gli altri concorrenti, ma deve essere lasciato ai giornalisti, per valutare quali siano gli spazi e i confronti più adeguati. I leader e i candidati non sono tutti uguali ed è del tutto evidente che un dibattito tra pochi leader in diretta competizione sia più interessante, riguardi e coinvolga una quantità di elettori molto più ampia di un confronto tra esponenti di forze minori. Lo share non va trascurato, in questo caso non per l’interesse delle reti, ma per promuovere la partecipazione».

Ora si lavora a un confronto tra i leader degli otto maggiori partiti in corsa per le elezioni. Cosa ne pensa?

«Sarebbe meno attrattivo, non credo creerebbe lo stesso coinvolgimento di una serie di confronti tra pochi leader in diretta competizione tra loro. Potrebbe anche rendere meno chiare le alternative. E, ripeto, l’interesse del pubblico non va trascurato».

Quanto può spostare un confronto tv?

«Dipende dalle circostanze. Il duello televisivo avrebbe un impatto percepibile se la sfida riguardasse l’elezione diretta di un’importante carica istituzionale, come quella del primo ministro. Quello ipotizzato tra Meloni e Schlein non sposterebbe voti da uno schieramento all’altro. È difficile pensare che il duello possa convincere un elettore di destra a votare a sinistra o un elettore di sinistra a votare a destra. Può motivare indecisi tra il voto e l’astensione o spostare voti all’interno dei due schieramenti. In ogni caso parliamo di percentuali basse, ad essere generosi non oltre l’1-2%».

I social in questa partita potrebbero avere un ruolo?

«Da tempo tutti i partiti fanno un grande uso dei social per parlare ai loro sostenitori in forma disintermediata e una parte consistente del pubblico si fa un’opinione proprio seguendo i social. Credo che, fuori dalla regolamentazione Agcom, potrebbero ospitare le sfide a due. Ma è difficile prevederne l’impatto».

Il silenzio elettorale e lo stop ai sondaggi prima del voto in epoca social ha ancora senso?

«Annoto che in Europa solo l’Italia, la Grecia, la Slovacchia e il Montenegro hanno uno stop di 15 giorni. Questo divieto appartiene a un’altra epoca storica».

Alberto Gentili

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