Duellano già, ma non in tv. Sono i capi-partito, grandi e piccoli, maggioranza e opposizione, che non vogliono saperne dell’evento più atteso in Rai: il match tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, appuntamento nel salotto di Porta a Porta, da Bruno Vespa, il 23 maggio. Monta la protesta degli “esclusi”, i leader tutti invitati nella “terza Camera” della Rai ma che si sentono tagliati fuori dai riflettori: Antonio Tajani e Carlo Calenda, Giuseppe Conte e Matteo Renzi.
Sono ore di apprensione a viale Mazzini.
I DUBBI
Il clima è questo. In attesa della riunione chiave dell’Agcom questo pomeriggio. Sul tavolo dell’Authority per le comunicazioni guidata da Giacomo Lasorella il giudizio sulla compatibilità del duello Meloni-Schlein con la par condicio e la direttiva Agcom sulle elezioni europee. Le regole parlano chiaro: sotto elezioni tutti i leader dei partiti in Parlamento devono avere pari visibilità, dire la loro nella stessa fascia oraria. È un paletto ben presente al team di Vespa che per questo ha recapitato a tutti i principali referenti politici l’invito per una doppia intervista a Porta a Porta. Ma se i leader rifiutano, che si fa? Il match tra “Giorgia ed Elly” rischia di saltare? È una domanda ricorrente ai vertici Rai, in verità ancora senza risposta. Nel dubbio, la concorrenza incalza. Mentana si fa avanti con la proposta di un super-dibattito il 5 e 6 giugno. La prima serata dedicata alle «liste più rappresentative» alla luce dell’ultimo sondaggio Swg. Proposta che alletta alcuni degli “esclusi” ma, per il momento, molto meno le due grandi duellanti, Meloni e Schlein. Per mesi i rispettivi staff delle rivali hanno trattato su tempi e regole del confronto. Con una sola, granitica certezza: meglio polarizzare, ridurre a due la sfida. «Parleremo di due idee diverse di Europa», faceva sapere ancora ieri la premier. E dal Pd Schlein mandava avanti i suoi per blindare il confronto: «Il duello è opportuno», dice Debora Serracchiani. Si vedrà.
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