Inchiesta sui bilanci Ama, Raggi finisce a processo. «Calunniò l’ad Bagnacani»

Oltre all’ex sindaca a giudizio anche i suoi ex collaboratori per tentata concussione

Inchiesta sui bilanci Ama, Raggi finisce a processo. «Calunniò l’ad Bagnacani»
di Gianluca Carini
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Martedì 14 Maggio 2024, 22:28

Virginia Raggi e il suo ex “cerchio magico” vanno a processo. L’ex sindaca di Roma è stata rinviata a giudizio con l’accusa di calunnia: al centro, alcune sue affermazioni nei confronti dell'ex amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani. La genesi del caso risale a una serie di serie di audio, registrati di nascosto nel 2019 proprio da Bagnacani, in cui Raggi esprimeva anche giudizi piuttosto duri sullo stato in cui versava la Capitale. Per lei il processo comincerà l’11 settembre.

Oltre all’ex sindaca grillina, sono stati rinviati a giudizio (con l’accusa di tentata concussione) anche vari esponenti del suo staff ai tempi della giunta grillina: Luigi Botteghi (allora ragioniere generale), Franco Giampaoletti (allora direttore generale di Roma Capitale), l’ex assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, Giuseppe Labarile (allora dirigente amministrativo). Questi ultimi, secondo la procura, avrebbero fatto pressioni sulla direttrice del dipartimento Tutela ambiente, Rosalba Matassa per convincerla ad attestare che Ama non aveva un credito da 18 milioni collegato a vari servizi cimiteriali che la municipalizzata dei rifiuti aveva svolto nel corso degli anni. In sostanza, o Matassa (competente appunti per i servizi cimiteriali) sottoscriveva quei dati oppure sarebbe stata messa professionalmente da parte.

LE MINACCE

Successivamente, avrebbero tentato di costringere anche l’allora presidente del cda di Ama, Lorenzo Bagnacani, a presentare per la società dei rifiuti in bilancio senza quel credito da 18 milioni. Fino a metterne in discussione l’incarico da presidente. Sulla base di quell’esposto presentato in procura da Bagnacani – licenziato in tronco dall’amministrazione pentastellata nel febbraio del 2019 – Raggi era stata convocata dai pm come persona informata sui fatti. Era il 2022 e la sindaca del M5S parlò di minacce e pressioni di Bagnacani e Giuseppina Montanari (sua ex assessora alla sostenibilità ambientale) per ottenere la modifica del bilancio di Ama, riconoscendo invece i crediti.

Altrimenti, affermò Raggi, le fu detto che sarebbe passata come responsabile del fallimento della municipalizzata e le sarebbe stata attribuita l'intenzione di svenderla ai privati.

Commentando la notizia, Elisabetta Gentile, legale di Bagnacani, ha parlato di «grande passo avanti» della giustizia. «Confidiamo che il processo rivelerà le responsabilità, che emergono anche dalle intercettazioni telefoniche, di un periodo che dovrà essere oggetto di riflessione e di approfondimento dal punto di vista storico e politico». Per l’allora capogruppo di FdI Andrea De Priamo (oggi senatore), «fermo restando che noi non siamo garantisti a corrente alternata, si conferma la serietà di quanto evidenziavamo all’epoca dall’opposizione rispetto alla volontà del Campidoglio di allora di intervenire sui bilanci di Ama». L’ex sindaca Raggi invece ha espresso in una nota «sconcerto e rabbia per una vicenda paradossale», aggiungendo: «Mi si contesta di avere accusato alcune persone di avere tenuto nei miei confronti una condotta che esse stesse hanno esplicitamente rivendicato. All'epoca ho effettivamente subito enormi pressioni affinché si approvasse un bilancio che presentava molti aspetti poco chiari, ma non lo feci».

GLI SCENARI

Lasciata la poltrona di sindaca nel 2021, oggi Virginia Raggi è consigliera comunale di opposizione. E – anche se le sue prime dichiarazioni non sembrano andare in questa direzione – a questo punto si pone la questione di un suo eventuale passo indietro. Anche perché è questa spesso la richiesta avanzata dal M5S qualora fatti simili coinvolgano esponenti di altri partiti. Nel codice etico grillino si prevede che gli organi del M5S competenti, «quando hanno notizia dell’esistenza di un procedimento penale che coinvolge un candidato o portavoce del MoVimento 5 Stelle, compiono le loro valutazioni in totale autonomia». Insomma, si vedrà. Mentre dallo staff del presidente pentastellato Giuseppe Conte per ora non trapelano indicazioni.

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