Marcell Jacobs, la sfida con il gigante Ali ai Marmi: «È lo stadio più bello al mondo»

Roma sprint festival, test importante per il campione olimpico nei 100, 200 e 400 tutti gli assi della velocità, anche tortu e dosso

Marcell Jacobs, la sfida con il gigante Ali ai Marmi: «È lo stadio più bello al mondo»
di Piero Mei
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Sabato 18 Maggio 2024, 07:30

Avere le ali ai piedi è il sogno d’ogni atleta che di questi faccia uso. Uno sprinter, poi, lo sogna più d’ogni altro, anche se è di doppio oro e dunque le ha già provate, come Marcell Jacobs a Tokyo. Non è solo per inseguire gli aquiloni, dunque, che il campione tornato a casa guarda le Frecce Tricolori che sorvolano il cielo del Foro Italico e lo tingono di bianco, rosso e verde. Jacobs si lascia anche portare dal sentimento: «Da piccolo ho sempre sognato lo spazio, gli astronauti, gli aerei; andavo a vederli alla base vicino casa mia, che spettacolo!». Da piccolo: “the boy between”, il bambino dentro ciascuno, Jacobs lo ha ritrovato, dice ancora, con lo stacco di vita americana di sei mesi. Marcell in Florida era un uomo qualunque (senza significati politici): «Questo cercavo: il bambino felice che ero quando entravo in pista, che era il mondo perfetto». Lo è di nuovo: «Non che non fossi felice: però ero meno sereno». Oggi questo bambino cresciuto potrà cercare le ali ai piedi sulla nuova pista grigio torba dello Stadio dei Marmi, tornata al colore della nascita (Anni Trenta), «superperformante» dice il campione, «di grande impatto nello stadio più bello del mondo». E di grandi balzi e rimbalzi. Il problema contingente è che nella gara dei 100 metri, che sarà il clou del Rome Sprint Festival nel cui programma (inizio ore 18) sono tutte le gare della velocità 100, 200 e 400 metri, sia per maschi che per femmine, e infatti nei 200 vedremo Filippo Tortu e Zaynab Dosso fresca dell’11.02 record italiano nei 100. Forse ali ai piedi per Marcell ma anche Ali alle calcagna. Perché lo sfidante di Jacobs sarà Chituru Ali, un gigante di Como, 25 anni di età, 1.98 di altezza, 93 di peso, capace già di correre in 10.01 (un venticello di +0,2 ha negato l’omologazione) e subito dopo, a vento fermo, in 10.06, che meglio hanno fatto, in italiano, solo Jacobs, Tortu e Mennea.

Bisognerà, forse, andare sotto ai 10. È pronto Marcell? «Gli allenamenti dicono di sì, ma poi tocca farlo in gara», la risposta sorridente di Jacobs, abbigliato a scacchi bianchi e rossi. Sente già la tensione della gara? «No, forse perché sto a casa e mi sono svegliato tardi; l’adrenalina ancora poca e neppure quella paura, che di paura si tratta, che ti prende alla vigilia». L’amatriciana aiuta la serenità… Il tempo, i 10 netti che sarebbero prenotazione diretta per Parigi (ma basta anche il ranking: tranquilli), non è un’ossessione: «Si corre per vincere, tutti e sempre: mica si pensa mai di arrivare secondi o terzi. Un messaggio agli avversari? Correte forte e divertiamoci, e io spero di correre più forte di voi». «Ho cambiato molto nella preparazione, il corpo al limite, più noia e fatica nei lavori di prevenzione nel pre e postallenamento, pista o palestra che sia. L’obiettivo dell’anno è di star bene, per ora va. La gara di Jacksonville è stata mettere insieme i pezzi del puzzle costruito negli allenamenti: abbiamo fatto molti errori, cerchiamo di correggerli». Una correzione è anche quella di variare gli angoli nella fase di partenza: «E non si cambia dall’oggi al domani: ci vuole tempo». «I Giochi? Beh qui non posso essere al cento per cento, che sarebbe anche un errore, bisogna essere graduali, c’è sempre da fare qualcosa in più. I due ori olimpici mi dicono che abbiamo il potere nelle nostre mani». E nei nostri piedi, quelli con le ali e con Ali alle calcagna. «Io sono molto carico, i Marmi sono un gran palcoscenico e voglio il tempo per Parigi», sorride furbesco il gigante nuovo. Si saprà, sul far della sera.

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