"Sanità o santità? A chi rivolgersi", nuova puntata del programma Iceberg condotto da Patrizia Barsotti

A che punto è la sanità italiana? Ne hanno parlato Alessia Savo, Presidente VII Commissione Sanità Regione Lazio, Rosaria Iardino, Presidente Fondazione the Bridge e Antonio Magi, Segretario Generale Sumai, Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana

"Sanità o santità? A chi rivolgersi", nuova puntata del programma Iceberg condotto da Patrizia Barsotti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Maggio 2024, 18:29

Sanità, malasanità, riforma di settore e nuovi investimenti economici sono stati i temi al centro della puntata "Sanità o santità, a chi rivolgersi?" andata in onda oggi alle 13 su Iceberg, programma televisivo condotto da Patrizia Barsotti.

Ne hanno parlato Alessia Savo, Presidente VII Commissione Sanità Regione Lazio, Rosaria Iardino, Presidente Fondazione The Bridge e Antonio MagiSegretario generale Sumai, sindacato unico medicina ambulatoriale italiana.

Gli interventi degli esperti

La Presidente della Commissione sanità Regione Lazio Alessia Savo ha parlato degli investimenti nella sanità - «La Regione Lazio, con la giunta Rocca, ha messo la sanità al centro della tematica di bilancio, con ben 12 miliardi di euro previsti nell’ultima manovra» - e degli obiettivi da raggiungere - «riorganizzazione generale, fino al ripristino della salute pubblica attraverso azioni mirate e stanziamento di fondi importanti».

Per migliorare il servizio sanitario regionale c'è bisogno di aumentare i posti di lavoro nel settore. «Sono stati assunti 2.500 operatori e stanziati 4 milioni di euro nel 2023 per prestazioni di urgenza - ha continuato la Presidente - È stato poi istituito un tavolo permanente con i sindacati per monitorare il piano assunzioni».

Altro cancro della sanità i tempi di attesa biblici, su cui la Regione insiste: « Abbiamo ragionato sulle liste d’attesa, attivando il sistema di prenotazione unico regionale.

Tutte le prestazioni sono presenti in un’unica agenda per i cittadini del Lazio e, già dai primi mesi, si sono notate riduzioni dei tempi d’attesa».

Rosaria Iardino Presidente Fondazione The Brige ha detto la sua sui fondi e sull'organizzazione della sanità: «Per riformare il nostro sistema sanitario, non basta più solo immettere nuovi fondi. Pensiamo alla Germania che investe più di noi, ma ha una sopravvivenza inferiore. Il nostro, infatti, rimane uno dei sistemi sanitari migliore al mondo, nonostante i grandi problemi. La vera riforma, allora, dovrebbe riguardare una riorganizzazione strutturale del sistema, con i fondi utilizzati in maniera corretta. Se così non sarà, rischiamo di lasciare alle nuove generazioni un sistema simil-americano, dove la sanità non è purtroppo per tutti».

E sul rapporto tra sanità pubblica e privata: «Il privato è complementare al pubblico per l’erogazione di alcune prestazioni, quindi i costi non sono doppi. Il vero problema è quello di governare e vigilare affinché il privato non esegua solo prestazioni onerose, lasciando le altre al pubblico».

Fino ad arrivare al tema divisivo dell'autonomia differenziata: «In ottica di un cambiamento, anche del comparto medico, sono favorevole all’autonomia differenziata, che metterà ogni territorio davanti alle proprie responsabilità. Mi auguro che tale cambiamento possa riguardare anche i medici di base, che attualmente sono semplicemente dei professionisti con partita iva che vendono le proprie prestazioni. Questo non può certamente bastare».

Antonio Magi, segretario generale Sumai, Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana è ritornato sul problema degli investimenti, ma a livello nazionale: «In Italia, rispetto al resto d’Europa, si investe ancora troppo poco sul servizio sanitario. Basti pensare che la Germania investe circa il 10% del Pil, che è maggiore rispetto al nostro, mentre noi solo il 6,2%».

Ha poi parlato del lavoro, che in Italia aumenta, ma non dà stabilità economica: «Quando sento parlare di nuove assunzioni, rifletto: sono stati semplicemente contrattualizzati i precari, quindi non è aumentato il numero del personale. Il vero problema, infatti, è la mancanza di medici e professionisti della salute. La sanità, attualmente, è poco attrattiva visti gli scarsi investimenti. I concorsi – ha sottolineato – vanno deserti e, mancando gli specialisti, il pronto soccorso è spesso sotto numero. Ciò costringe il nostro Paese a dover importare medici da altre nazioni, dimenticando che le nostre scuole di medicina sono tra le migliori al mondo».
E a proposito del rapporto pubblico-privato: «Sarà importante, con i soldi del Pnrr, investire sia sul pubblico, che sul privato. Se le due cose saranno ancora slegate tra di loro, a nulla serviranno i nuovi sistemi di prenotazione regionale. Il tutto deve passare dal cambiamento del sistema, con prestazioni che dipendono da prescrizioni corrette e realmente necessarie.

Fino a ritornare al tema dei medici di famiglia: «Anche il concetto di medico di famiglia va rivisto. Se pensiamo che debba coprire l’orario, tutti i giorni, dalle 8 alle 20, i costi si raddoppieranno perché poi servirà anche il turno dalle 20 alle 8. Occorrono, quindi, nuovi investimenti, nuove assunzioni e una riforma totale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA