L'Aquila, sulle tasse da restituire apertura dell'Europa in attesa della sentenza del Tar

L'Aquila, sulle tasse da restituire apertura dell'Europa in attesa della sentenza del Tar
di Stefano Dascoli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Aprile 2018, 11:06 - Ultimo aggiornamento: 11:45
L'AQUILA - Nel giorno dell’udienza davanti ai giudici del Tar, l’Europa pare aprire alle istanze del territorio sulla questione della restituzione delle tasse non versate dopo il sisma, intimata a imprese e professionisti. Ne ha dato notizia lo staff del sindaco Pierluigi Biondi, dicendo che ieri una delegazione di parlamentari europei italiani ha incontrato Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza, a seguito della lettera che lo stesso primo cittadino ha inoltrato lo scorso 26 marzo a lei, al presidente del parlamento europeo Antonio Tajani e al sottosegretario di Stato con delega agli affari europei, Sandro Gozi.

Biondi è stato raggiunto per telefono da Alessandra Mussolini e Lorenzo Cesa e, appunto, informato di un’ipotesi di apertura della Vestager. E’ facilmente ipotizzabile che la risonanza nazionale avuta dalla manifestazione di protesta dell’altro giorno in città possa avere in qualche modo aperto una breccia nel muro europeo.

DAVANTI AI GIUDICI - Nel frattempo, come detto, ieri si è tenuta l’attesa udienza dinanzi al Tar per discutere più ricorsi: uno è stato presentato dalle associazioni di categoria e dalle imprese associate; uno dalle partecipate della Regione, Tua e Abruzzo Engineering; uno dalle partecipate comunali; uno da imprese non associate e, infine, due ricorsi singoli di aziende. Tutti sono stati seguiti dall’avvocato Roberto Colagrande e tutti trattano questioni comuni su cui il Tar si pronuncerà a breve per la richiesta di sospensiva. Il collegio, ieri, si è riservato.

Insieme a Roberto Colagrande hanno discusso Dania Aniceti e Stefania Valeri (Regione), Ilda Coluzzi (Comune), Sergio Della Rocca (in delega di Colagrande per i due ricorsi singole delle aziende private, di cui una è la Gran Guizza). Ovviamente, dall’altro lato, c’era l’avvocato distrettuale dello Stato Filippo Patella, il quale ha sostenuto che gli atti non sarebbero impugnabili in quanto costituiscono solo un avvio del provvedimento. Patella ha anche fatto riferimento a un decreto, in corso di emanazione e pubblicazione, con il quale si sancirebbe la proroga di 120 giorni.

I TEMI - Tutti i ricorsi affrontano gli stessi temi. «Trattandosi di fase cautelare – ha spiegato Colagrande al Messaggero – ho insistito sulla tempistica ristrettissima a disposizione delle imprese per rispondere alle note commissariali, trenta giorni che per alcune imprese scadrebbero già lunedì prossimo. A questo si legano gli adempimenti richiesti per attestare circostanze e situazioni di danno risalenti a nove anni fa che rendono impossibile una ricostruzione precisa. Inoltre c’è l’aspetto relativo all’estensione di questo accertamento: non può essere limitato solo ai danni subiti, ma dovrebbe allargarsi all’effettiva distorsione concorrenziale, ovviamente se c’è stata. A monte, poi, c’è la decisione della Commissione e quanto ci vediamo scritto nelle note commissariali, il cosiddetto regime del de minimis che secondo noi non può attestarsi a 200 mila euro, ma deve necessariamente riferirsi ai 500 mila euro del temporary framework».

L’impugnativa riguarda, tecnicamente, il decreto di nomina del commissario riscossore Margherita Maria Calabrò e le relative note adottate per l’esecuzione dell’atto. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA