Quando gli agenti della Polizia postale dell'Aquila avevano varcato nel gennaio dello scorso anno la porta della sua abitazione non aveva mostrato alcuno stupore nonostante le pesanti accuse mossegli: atti sessuali con una minorenne e produzione di materiale pedopornografico. Così per un giovane maggiorenne aquilano, N.M., residente nella frazione di Preturo, erano scattate le manette. Ancora in carcere il giovane è stato recentemente condannato a 10 anni di reclusione da parte del Tribunale di Catania, nonostante la richiesta più mite del Pm (in veste di Direzione distrettuale che ha coordinato la delicata indagine) a 6 anni di reclusione.
Le investigazioni della polizia postale di Ragusa erano state avviate dopo la denuncia della madre di una bambina di nove anni, che vive nella provincia Iblea, che sarebbe stata adescata dal giovane, utilizzando due social network: Instagram e WhatsApp. L'imputato, secondo l'accusa, avrebbe indotto la minore a inviargli immagini e video a contenuto pornografico.