Il ghiacciaio del Calderone si sta sciogliendo, è allarme: in 30 anni si è ridotto del 65%, da sei ettari a tre

L’allarme estinzione è però mitigato dal progetto Ice Memory del Cnr per ricreare il ghiacciaio a memoria delle future generazioni

Il ghiacciaio del Calderone si sta sciogliendo, è allarme: in 30 anni si è ridotto del 65%, da sei ettari a tre
di Federica Farda
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Domenica 21 Aprile 2024, 07:15

Il Calderone, il ghiacciaio più a sud d’Europa, ormai inesistente: in una trentina d’anni si è ridotto del 65%, da sei ettari a tre. Numeri che fotografano il cambiamento climatico alla vigila della giornata mondiale della Terra. L’area totale, di circa quattro chilometri quadrati, si è attualmente suddivisa in due glacio-nevati. L’ultima perforazione, dell’aprile 2022, indicava, invece, uno spessore che oscillava tra i 26 e 27 metri: un dato rimasto abbastanza costante nel periodo di riferimento. A preoccupare, però, è il confronto con la fine del XIX secolo: nel 1990 il ghiacciaio già presentava 13.600 metri quadrati di superficie e 950 mila metri cubi di volume (70 metri) in meno, una riduzione pari al 13 % di estensione e ad un quarto di volume.

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L'allarme estinzione

L’allarme estinzione è però mitigato dal progetto Ice Memory del Cnr per ricreare il ghiacciaio a memoria delle future generazioni.

A tale scopo sono state prelevate carote di ghiaccio in tutti i ghiacciai italiani e trasportate in Antartide per la conservazione così da risparmiare costi della corrente per la conservazione in frigorifero. È ciò che hanno raccontato i docenti universitari e componenti del Comitato glaciologico italiano Massimo Pecci e Massimo Tuccella in sede di presentazione libro “Terre Alte” redatto dal Cai dell’Aquila unitamente allo stato di salute dell’unico ghiacciaio della catena degli Appennini. Non certo una condizione di “benessere”, tant’è che è in corso anche un altro progetto in collaborazione con la Fondazione Carispaq per cercare una nuova tecnica per calcolare il bilancio di massa del Calderone, attualmente a un punto tale di regresso che i metodi utilizzati fino a un paio di anni fa non riescono più a misurarlo.

Nel 2022, però, una piacevole sorpresa: «Lo spessore misurato è stato di 10 metri, il più alto negli ultimi vent’anni, certamente una delle annate migliori, un dato che non si registra più neanche nelle Alpi. Uno spessore che è candidato a trasformarsi in ghiaccio anche se molta si è già fusa tantissimo. Ed era tutta neve accumulatasi in primavera, periodo migliore, insieme all’autunno per l’accumulo tale da poter influire su un’inversione di rotta dell’andamento del ghiacciaio al momento deficitario anche perché le estati sono caratterizzate da temperature elevate». La neve di questi giorni avrà fatto bene? Lo si saprà a inizio estate quando si effettua una prima misurazione, una sorta di bilancio invernale, per sapere quanta neve si è accumulata e, poi, appuntamento al bilancio di fine estate con la misurazione di settembre.

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