Omicidio Neri, scoperte due società. La madre scrive al Papa

Omicidio Neri, scoperte due società. La madre scrive al Papa
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Sabato 24 Marzo 2018, 10:43
Nella vita di Alessandro Neri, il ragazzo di 28 anni di Spoltore trovato ucciso con due colpi di pistola, l'8 marzo scorso a fosso Vallelunga, spuntano fuori due società. Le hanno scovate i militari del nucleo di polizia economica-finanziaria della guardia di finanza, diretti dal tenente colonnello Michele Iadarola, esaminando la documentazione, sequestrata la scorsa settimana con l'obiettivo di ricostruire la storia patrimoniale della famiglia e quindi affari e interessi, ma anche i movimenti economici del ragazzo. Società non a lui direttamente riconducibili, ma con cui comunque aveva a che fare. Ed ora si vuole scoprire come e perché e quindi se in qualche modo possono essere collegate a quello che gli è successo. Due giorni fa, i militari della guardia di finanza si sono recati nelle sedi delle due società, che si trovano a Pescara, e le hanno perquisite, sequestrando tutta una serie di carte e atti utili a verificare la loro effettiva operatività, e pertanto se lavorassero o meno, e soprattutto che tipo di rapporti avesse con loro Alessandro. Da quanto emerso, le due società non avrebbero nulla a che fare con le attività di famiglia.

Un altro mistero nella vita del ragazzo. Sino a ieri, si sapeva che dopo essere stato estromesso insieme alla mamma Laura dall'azienda vitivinicola fondata dal nonno Gaetano Lamaletto, non aveva una occupazione stabile e che si arrangiava vendendo i gioielli disegnati dal padre su internet. Delle due società, niente di niente. Che rappresentino la vera svolta nelle indagini? Se lo augurano gli investigatori, che in attesa dei risultati degli esami del Ris, continuano a sentire amici e conoscenti del ragazzo. Restano sempre due le piste privilegiate ossia la faida familiare e il giro di amicizie pericolose. Chiedono di far presto a scoprire la verità i genitori. Ieri, la mamma Laura ha fatto sapere su facebook di aver inviato il 13 marzo una lettera a Papa Francesco. «Gli ho scritto in spagnolo - sottolinea -, così mi ha dettato il cuore, l'ho tradotta per l'Italia che Ale amava». Nella missiva la donna chiede al pontefice di intercedere e di aiutarla. «Non più violenza nella mia famiglia” “Basta morte e vendetta”, scrive a caratteri maiuscoli. Quindi si rivolge direttamente al Papa. “Sono venezuelana figlia di genitori nati in Italia - recita la lettera -. Mio figlio Ale amava la sua parte latina e amava ballare la nostra musica. Ieri sono andata alla chiesa di San Camillo dove celebreremo il suo funerale e ho chiesto a Gesù di aiutarmi a scoprire chi ha commesso questo grave crimine. Non voglio la prigione per lui o loro, voglio che si convertano e/o li accompagnino in una missione cattolica per aiutare coloro che hanno bisogno di lottare per resistere alla vita. Ecco perché, Papa Francesco ti chiedo di intercedere e di aiutarmi: non più violenza nella mia famiglia. Aiutami a convertirli affinché lavorino per una causa umanitaria. Basta morte e vendetta. Una madre che vuole solo luce per suo figlio».
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