Strage di Rigopiano, il padre di Jessica Tinari: «Quella sedia vuota a tavola, il nostro Natale di dolore»

Mario Tinari: «Io e mia moglie Gina abbiamo perso il principale supporto: vivevamo per lei». La giovane aveva 24 anni

Jessica Tinari con il fidanzato Marco Tanda. Strage di Rigopiano, il padre di Jessica Tinari: «Quella sedia vuota a tavola, il sesto Natale di dolore»
di Lea Di Scipio
3 Minuti di Lettura
Sabato 9 Dicembre 2023, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 10:12

«Quando si avvicinano le festività, soprattutto quelle natalizie, e ci si ritrova in famiglia, la mancanza si fa più tangibile. Quando ci sediamo a tavola e la sedia di Jessica resta irrimediabilmente vuota, lo sconforto sale e quel giorno si trasforma in sofferenza. La verità è che da quel maledetto mercoledì tutto si è fermato, il clima delle feste non mi fa più nessun effetto». Mario Tinari racconta così l’incolmabile vuoto lasciato dalla figlia Jessica, la giovane estetista di Vasto, in provincia di Chieti, che a 24 anni ha perso la vita sotto le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola, insieme al fidanzato di un anno più grande, Marco Tanda di Castelraimondo, in provincia di Macerata.

IL RICORDO
Luci, colori, il caldo abbraccio dei familiari attorno all’Albero di Natale da poco addobbato. Quello che è scontato per molte famiglie non lo è nemmeno quest’anno, e per la sesta volta, per quelle delle 29 vittime che oggi piangono ancora i figli, i genitori, i propri cari. «Quello che ci è venuto a mancare è il supporto principale, la colonna portante della nostra esistenza e che ci faceva procedere verso il futuro con fiduciosa progettualità», dice il papà di Jessica, anche a nome della moglie Gina. In questi giorni in cui l’atmosfera natalizia pervade le strade della città, il ricordo non può affievolirsi con la complicità dei suoi colori. «Jessica, negli ultimi anni, viaggiava spesso per raggiungere il suo Marco che essendo pilota d’aereo poteva avere la sua base di partenza in Italia come in altre città d’Europa. Nonostante questo, però, cercava in tutti i modi di tornare nei giorni più importanti per trascorrerli insieme a noi, che di conseguenza attendevamo con ansia il suo ritorno. Io e mia moglie organizzavamo tutto nei minimi dettagli per farle trovare la casa addobbata. Ci mancano quei fermenti nei preparativi, quell’attesa del suo arrivo ci riempiva di gioia. Oggi non abbiamo più scopi né interessi. Andiamo avanti alla giornata e quel poco che riusciamo a fare è solo per rispettare chi ci vuole bene. Sono stato un padre rigido, volevo che imparasse per prima cosa l’educazione e quando ho visto che crescendo aveva consolidato valori sani, ho lasciato che facesse le sue scelte senza mai interferire. Jessica era una ragazza silenziosa, sapeva intervenire al momento giusto ed era molto incisiva».

Rigopiano, «Quella valanga era imprevedibile». Così il giudice spiega le assoluzioni

Rigopiano, nuova svolta: dopo le assoluzioni al via le cause civili


IL FUTURO SPEZZATO
Jessica ha iniziato a lavorare a 23 anni. Al rientro dal resort di lusso avrebbe dovuto sostenere un colloquio. Aveva tradotto il curriculum in varie lingue, disposta a seguire il suo Marco ovunque. Ma i loro sogni si sono rotti il 18 gennaio 2017, in quella tragica giornata esasperata dalle copiose nevicate e dalle forti scosse di terremoto. Il 6 dicembre si è aperto il processo in corte d’Appello a L’Aquila, a poco più di un mese dal settimo anno dal dramma. La Procura di Pescara chiede la condanna per tutti i 27 imputati. Restano 11 udienze fino al pronunciamento definitivo del 9 febbraio. «Ci aspettiamo che vengano accertare definitivamente le responsabilità. Il nostro dolore non avrà mai fine. Jessica era la nostra unica figlia, chiediamo giustizia».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA