Prof a processo per violenza, studentessa lo accusa in aula: «Mi guardava solo il corpo e non il viso»

Secondo l’accusa l’insegnante in aula avrebbe usato frasi del tipo «dovrebbero riaprire i forni crematori», palpeggiato due studentesse e usato frasi transfobiche mentre parlava con un'alunna minorenne

Prof a processo per violenza, studentessa lo accusa in aula: «Mi guardava solo il corpo e non il viso»
di Teodora Poeta
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Novembre 2023, 14:13 - Ultimo aggiornamento: 15:12

Si sono ritrovati l’uno di fronte all’altra, stavolta in vesti diverse. Dall’aula di scuola a quella del tribunale. Lui, presente sul banco degli imputati, con accanto il suo difensore, l’avvocato Vincenzo Di Nanna, lei, seduta invece a testimoniare come parte civile, dopo essere stati per un periodo insegnante ed alunna. Quando è toccato a lei ha scelto di parlare a porte chiuse. Dall’aspetto sembra ancora più piccola dei suoi 17 anni. Ma nonostante l’età, insieme ad altre due compagne di classe ha deciso di denunciare il loro professore di Scienze che le avrebbe molestate durante le lezioni al secondo anno di scuola superiore. Accuse per cui il docente, un 55enne di Teramo, lo scorso anno è pure finito agli arresti domiciliari per poi essere scarcerato con la sostituzione della misura con la sospensione dall’esercizio del pubblico servizio di insegnante disposta dal tribunale del Riesame dell’Aquila.


LE TESTIMONI
Ieri, nel processo di fronte al collegio presieduto dalla giudice Claudia Di Valerio, che lo vede imputato per una presunta violenza sessuale, sono stati sentiti i primi testimoni, tra i quali anche la 17enne. La ragazza ha confermato che nei suoi confronti il professore le avrebbe rivolto degli sguardi imbarazzanti. «Un giorno eravamo a casa e mia figlia dopo pranzo mi ha detto che era stata interrogata in Scienze», ha raccontato la mamma della 17enne in aula, alla quale, però, la figlia ha pure aggiunto che quel docente era «po’ strano, perché mi guarda il corpo e non il viso».

Anche a lei la giovane studentessa ha riferito gli episodi del termosifone, quando le amiche ci si mettevamo sedute con le spalle appoggiate e ogni volta, così aveva raccontato proprio una di loro, si ritrovavamo il professore di fronte a pochissima distanza con le parti intime all’altezza delle loro facce. A far scattare l’indagine è stata, come ieri ha confermato un militare del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri, una pec arrivata dalla dirigente scolastica alle forze dell’ordine in cui si parlava semplicemente di una confidenza fatta da una ragazza a un’insegnante. Ma il difensore dell’imputato, ieri, ha fortemente contestato il fatto che in fase di indagini non siano stati sentiti tutti gli studenti di quella classe che comunque avrebbero dovuto assistere ai fatti contestati avvenuti proprio in aula.


LE REGISTRAZIONI
Le stesse minorenni, che all’epoca avevano tra i 14 e i 15 anni, non sono state sentite con la formula dell’incidente probatorio, ma ascoltate alla presenza di una psicologa e senza alcuna registrazione. Agli atti è stata acquisita anche una chat con uno studente dal quale si evince semplicemente il tono amichevole con il docente. La difesa è pronta, da parte sua, a presentare e far acquisire due anni di chat tra l’imputato e i suoi alunni, probabilmente per dimostrare che era quello il rapporto che ha sempre instaurato con i ragazzi. Eppure secondo l’accusa l’insegnante in aula avrebbe usato frasi del tipo «dovrebbero riaprire i forni crematori». E palpeggiato due studentesse. Oltre a frasi transfobiche che avrebbe usato sempre mentre parlava con una studentessa minorenne. Lui si è sempre difeso, anche in fase di interrogatorio, rigettando ogni addebito. Nella prossima udienza saranno sentite le altre ragazze.

© RIPRODUZIONE RISERVATA