Scappa dall'Afghanistan dei talebani: «Voglio studiare e diventare professore universitario»

Il ragazzo di 28 anni: "Mia sorella non può più finire l'Università, l’altra aveva un impiego e adesso non può più andare perché alle donne non è permesso lavorare"

L'arrivo dei profughi afghani in Abruzzo due anni fa
di Agostina Delli Compagni
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Sabato 16 Settembre 2023, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 22:40

A due anni dal ritorno dei talebani, un ragazzo afgano di 28 anni, iscritto alla facoltà di Economia in Afghanistan, sceglie di lasciarsi alle spalle un regime che non condivide e, lo scorso 31 agosto, sale su un volo diretto in Italia. Adesso è ospite dell’associazione Salam di Pretara, ad Isola del Gran Sasso, in Abruzzo, e a fine settembre, proseguirà il suo percorso di studi all’Università di Teramo. «Dopo la caduta del governo - spiega lo studente afgano che preferisce rimanere anonimo - nella mia facoltà sono scomparsi i docenti e gli studenti. Ciò che mi ha spinto a lasciare il mio Paese è la volontà, da parte del regime talebano, di togliere ai ragazzi la possibilità di studiare. La maggior parte delle rivolte e dei movimenti partono da noi. La limitazione dell’accesso agli studi significa desiderare il silenzio da parte dei giovani, ma non tutti restano in silenzio. Il dottorando afghano Ismail Mashal ha espresso il suo dissenso distribuendo dei libri in pubblico, soprattutto alle ragazze. Lo scorso 2 febbraio è stato condotto in carcere e, solo grazie alla nostra mobilitazione, è stato rilasciato. Adesso non è in grado di camminare per le torture subite. Non condivido la limitazione alle donne di accedere allo studio successivo alla seconda elementare. È un voler dividere la società, togliere delle opportunità di crescita alle donne e generare una mancanza di sviluppo nel Paese. Ciò creerà una retrocessione. Il regime conduce verso il collasso economico per l’aumento dei prezzi. Il futuro sarà messo a repentaglio. In Afghanistan ho lasciato mia madre, mio padre e le mie due sorelle. Sono triste sapendo che sono ancora lì. Provo tanta sofferenza verso le mie sorelle. A una mancava solo un semestre per completare il suo percorso di studi all’Università. L’altra aveva un impiego e adesso non può più andare perché alle donne non è permesso di lavorare. Prima di partire ricordo una discussione con dei miei amici. Ci chiedevamo se avremmo voluto o meno conseguire il titolo di studio lì, perché attualmente non ha nessun valore. Chi insegna è sottoposto a un controllo da parte del governo e non c’è una libera circolazione delle idee. Il mio sogno è diventare professore universitario».

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Da quindici giorni vive a Pretara, in provincia di Teramo, ospite dell’associazione Salam e, a breve, ricomincerà a studiare. «Sono molto emozionato - conclude lo studente - perché, dopo una lunga attesa, potrò ripartire e fare nuove amicizie. Non vedo l'ora che arrivi questo giorno. Sono stato a Teramo solo per svolgere delle pratiche. È una bella città. Qui a Pretara vivo un’esperienza importante, mi confronto con culture diverse e c'è tanta condivisione. Viviamo come una famiglia.

Per una persona che viene da un contesto angosciante, vivere in un luogo accogliente come questo mi dà tanta tranquillità e sento una pace inimmaginabile nei mesi precedenti. Vorrei ringraziare l’associazione Salam per avermi dato questa grande opportunità».

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