Anna Guaita
Quest'America
di Anna Guaita

Molestie sessuali: dall'Onu un appello agli "uomini retti"

di Anna Guaita
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Domenica 26 Novembre 2017, 21:02 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 14:34
NEW YORK –Dal 25 novembre, quando si è celebrata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, fino al 10 dicembre, quando si celebrerà la giornata mondiale dei diritti umani, alle Nazioni Unite si susseguono iniziative perché la piaga della violenza sulle donne sia discussa e affrontata con maggior forza. C’è infatti la speranza che quest’anno le cose vadano diversamente, grazie al fatto che lo tsunami di denunce di donne contro uomini potenti ha monopolizzato l’attenzione nel mondo occidentale

Mentre nomi eccellenti vengono svergognati sulle prime pagine, e sono costretti a chiedere scusa, farsi da parte, dimettersi, la convinzione della direttrice dell’Un Women, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata all’ uguaglianza di genere e dell’empowerment femminile  è che ci troviamo davanti a un cambiamento epocale: «Gli uomini che si son macchiati di questi comportamenti lo hanno fatto perché finora non c’erano conseguenze – spiega Phumzile Mlambo-Ngucka -- Lo hanno fatto perché potevano».

Ora che le donne vengono allo scoperto e raccontano le molestie che hanno subito, ora che la valanga delle loro testimonianze sotto l’ashtag #MeToo (anche io) sommerge gli “uomini turpi”, è però il momento che gli “uomini retti” parlino e prendano posizione. E' anche nel loro interesse. Quel che gli Usa ci insegnano in questo momento infatti è che non sono solo gli individui a pagare per le loro mani lunghe, ma anche le aziende. Le molestie stanno causando danni alle immagini non solo dei colpevoli, ma anche di chi ha fatto finta di non vedere 

Forse può aiutare ricordare almeno alcuni nomi venuti alla luce in quest’ultimo anno: il giornalista della Fox Bill O’Reilly, il Ceo della Fox Roger Ailes, l’ex deputato Anthony Weiner, il mogul hollywoodiano Harvey Weinstein, gli attori Kevin Spacey, Steven Seagal e Jeffrey Tambor, i giornalisti Charlie Rose e Mark Halperin, il senatore Al Franken, i deputati John Conyers e Joe Barton, l’ex presidente George Bush senior. E si badi che questa è una lista molto approssimativa, i nomi e i casi sono ben più numerosi.

E’ anche vero che il livello delle molestie denunciate dalle donne che accusano questi uomini varia moltissimo. Si va da situazioni fisicamente aggressive, se non veri e propri stupri, come quelli di cui è accusato Weinstein alle carezze sul sedere che Bush senior avrebbe elargito alle sue collaboratrici. Ovvio che non tutti i “turpi” sono colpevoli allo stesso modo e con la stessa gravità. Ma quel che risulta evidente è che le aziende si stanno svegliando, e se finora hanno chiuso un occhio, magari sborsando anche milioni di dollari per mettere a tacere le proteste, adesso assumono posizioni ben più intransigenti, anche davanti ad azioni che sono state finora scusate come innocue, come appunto la “manomorta”.

E questo è il passo indispensabile perché il grande movimento che stiamo vivendo in questi giorni non finisca nel nulla: “Tolleranza zero è il nostro traguardo – dice la signora Phumzile Mlambo-Ngucka -. Ci aspettiamo che gli uomini retti diventino ben più attivi nel far sì che le loro aziende, i loro posti di lavoro, le loro case non tollerino più nessuna forma di molestie”.

Il messaggio della direttrice di Un Women è diretto e chiaro: Uomini retti, noi donne possiamo denunciare gli uomini turpi, possiamo fare fronte comune e far sentire la nostra voce, ma senza la vostra convinta partecipazione il rischio dell’insabbiamento rimane chiaro e presente. Pensateci, e agite di conseguenza.

 

 
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