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di Enzo Vitale

Salvarsi la vita con la musica, Claudio Lolli: la stella che non brilla più

Un incontro del Premio Bizzarri con un ospite speciale: Claudio Lolli
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Domenica 19 Agosto 2018, 19:38 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 21:23

Il Premio Bizzarri e l'incontro con Claudio Lolli nel dicembre del 2003


Con la scienza aveva poco a che fare se non il fatto che aveva insegnato al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Casalecchio di Reno.
E se stavolta il Blog non si occupa di galassie, spazio, astronomia o fisica, nel suo genere Claudio Lolli, a mio modo di vedere, era una stella. Un astro poco brillante, poco visibile ma che ha emanato, invece, più luce delle altre stelle di prima grandezza del cantautorato italiano. Ma finiamola qui, non mi addentro in classifiche che potrebbero scatenare reazioni a catena.

IL PREMIO BIZZARRI
Ho conosciuto Claudio Lolli diversi anni fa e, naturalmente, vista la mia bella età, conoscevo tutti i suoi album: da Aspettando Godot a Un uomo in crisi; da Antipatici antipodi a Zingari felici per citarne solo alcuni. Lo incontrai la prima volta agli inizi degli anni Duemila, nelle Marche, a Fermo, in un momento delicato della sua vita.
Nel corso di una chiacchierata, che poi trasformai in una intervista, mi raccontò che proprio lì, in un certo senso, era ricominciata la sua carriera musicale.
Lolli lo ricordò pubblicamente anche nel corso di un incontro organizzato dal Premio Bizzarri, a San Benedetto del Tronto, alla presentazione del documentario dal titolo: Salvarsi la vita con la musica, il lungometraggio di Salvo Manzone.

IL DIBATTITO
«Avevo dimenticato la melodia. Mi ero dedicato alla scuola. Avevo smesso di suonare -aveva raccontato nel corso del dibattito-, ma poi l'incontro con Paolo Capodacqua a Fermo ha provocato in me una sorta di terremoto. Così ho ricominciato».


L'originale riarrangiamento di Ho visto anche degli zingari felici
di Luca Carboni e Riccardo Sinigallia. Nel videoclip anche
un ospite inatteso.......


IL PROFESSORE
Essenziale, intellettuale, coerente, professore di Italiano e Latino in un Liceo, Claudio Lolli non ha compiuto il percorso dei suoi colleghi ”più famosi”. Per uno che amava ripetere «non scelgo il pubblico, è la gente a scegliere le mie canzoni», era logico rimanere così, come una persona normale senza successi eclatanti, senza grande notorietà.
«Dopo Zingari felici (l'album del 1976, ndr) -commentò ancora- potevo vivere di rendita, ma ho preferito cambiare rotta e sonorità. Con Disoccupate le strade dai sogni ('77) avrò forse deluso tanti, ma era precisamente quello che volevo fare».

GLI ANNI SETTANTA
Nel corso dell'incontro a San Benedetto del Tronto, naturalmente, non era mancata una discussione sugli anni '70, soprattutto sul periodo in cui il fermento sociale, musicale e giovanile era, forse, ai massimi storici. «Sì, è vero -aveva risposto a chi gli domandava di ricordare quel periodo- c'è un ritorno a quegli anni. Troppe porte sono state chiuse su avvenimenti rimasti indecifrati, misteriosi. Ora c'è voglia di capire, di comprendere quello che è accaduto allora».

TUTTO COMINCIA CON DE ANDRE'
Alla fine anche una piccola chicca: «Quando ho iniziato a suonare -aveva detto a conclusione dell'incontro-non pensavo di fare il cantautore. La luce si è accesa quando ho ascoltato una canzone di De Andrè. Io e un mio amico ci siamo detti: ma allora è possibile scrivere e cantare canzoni che abbiano un senso».

https://archive.org/details/VIDEO_MALINCONICOBLUES

Claudio Lolli, Salvarsi la vita con la musica, il documentario di Salvo Manzone (2002)




enzo.vitale@ilmessaggero.it



 
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