Decreto imprese, chi ha ricevuto 25 mila euro potrà chiederne altri 5 mila

Decreto imprese, chi ha ricevuto 25 mila euro potrà chiederne altri 5 mila
di Andrea Bassi
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Martedì 26 Maggio 2020, 06:44 - Ultimo aggiornamento: 10:33

Le condizioni più favorevoli ai mini-prestiti fino a 25 mila euro previste dagli emendamenti del decreto liquidità, saranno applicate anche a chi i soldi li ha già ottenuti dalla banca. Questo significa che, una volta che il decreto sarà definitivamente convertito in legge, si potrà chiedere alla banca che ha erogato il finanziamento di ottenere altri 5 mila euro e la possibilità di ripagare il prestito in 10 anni anziché in sei anni come previsto dal testo originario del provvedimento. A precisarlo è stato lo stesso emendamento approvato alla Camera. I tempi di conversione del decreto ormai sono stretti. Il governo ha posto alla Camera la questione di fiducia sul testo. Fiducia che sarà votata oggi. Poi il provvedimento sarà trasmesso al Senato per la seconda lettura. Le novità introdotte in Commissione a Montecitorio non sono poche. Come detto, l'importo del prestito garantito al 100% dallo Stato è salito da 25 mila a 30 mila euro. La restituzione avverrà in 10 anni, ai quali si aggiungono due anni di preammortamento. Anche il calcolo del tasso massimo applicabile dalla banca è stato semplificato. Gli interessi non potranno andare oltre il Rendistato di pari durata (10 anni), maggiorato di uno spread dello 0,2 per cento.

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I MECCANISMI
Molte novità sono state introdotte anche sui prestiti di importo più alto, quelli erogati dalla Sace, tra i quali rientra anche la richiesta dei 6,5 miliardi di finanziamento fatta dal gruppo automobilistico Fca. In questo caso il periodo di restituzione del finanziamento resta di 6 anni, ma viene allungato a 36 mesi il periodo di preammortamento. Cosa significa? Che la prima rata di rimborso dei pestiti sarà pagata solo dopo 3 anni e, dunque, la durata effettiva del finanziamento sarà di 9 anni. Ma la vera novità sono le nuove condizioni che vengono imposte a chiunque chieda il prestito con la garanzia della Sace. Innanzitutto è stato precisato che il finanziamento non potrà essere chiesto da chi ha sede sociale o la casa madre in uno dei paradisi fiscali che fanno parte della black list europea (sono 12 in tutto, tra cui le Isole Vergini e le Cayman). Ma la condizione forse più stringente, è il divieto di delocalizzare la produzione per le imprese che otterranno il fido con la garanzia dello Stato. Nel 2020, ma questo era già previsto, chi chiede il finanziamento non potrà distribuire dividendi o effettuare riacquisto di azioni proprie. I soldi ottenuti, poi, potranno essere utilizzati solo per alcune voci di bilancio: il pagamento dei dipendenti, il pagamento dei canoni di locazione, gli investimenti e il capitale circolante (ma solo se diretti in Italia). Al massimo il 20 per cento della cifra ottenuta dall'impresa, poi, potrà essere utilizzata per rimborsare rate in scadenza di vecchi finanziamenti. Un modo per evitare che le banche sostituiscano i loro vecchi crediti con crediti garantiti dallo Stato e quindi più sicuri.

LE PREOCCUPAZIONI
Un emendamento approvato in Commissione, poi, ha risposto anche alle preoccupazioni degli imprenditori sui rischi penali derivanti dall'assimilazione del Covid-19 ad un infortunio sul lavoro. Le norme introdotte alla Camera chiariscono che se l'imprenditore ha rispettato tutti i protocolli sarà esente dalle responsabilità. Cambia anche l'elenco delle attività considerate a rischio infiltrazione criminale e, dunque, sottoposte a verifiche più stringenti. Escono il trasporto in discarica per conto terzi e quello transfrontaliero di rifiuti, ed entrano i servizi cimiteriali, la ristorazione, la gestione di mense e catering. Contro il voto di fiducia sul decreto imprese, si sono schierate le opposizioni. Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega lamentano scarsa attenzione alle proposte della maggioranza e un dibattito dunque «strozzato».

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