La compagnia petrolifera britannica Shell ha annunciato l'intenzione di uscire dalle sue joint venture con Gazprom e entità correlate, inclusa la sua partecipazione del 27,5% nell'impianto di gas naturale liquefatto Sakhalin-II, la sua partecipazione del 50% nella Salym Petroleum Development e l'impresa energetica di Gydan. Shell intende anche porre fine al suo coinvolgimento nel progetto del gasdotto Nord Stream 2. "La nostra decisione di uscire è quella che prendiamo con convinzione - ha affermato l'amministratore delegato Ben van Beurden - Non possiamo - e non lo faremo - restare a guardare". Alla fine del 2021, Shell aveva circa 3 miliardi di dollari di attività non correnti in queste iniziative in Russia e prevede che la decisione di avviare il processo di uscita dalle joint venture con Gazprom porterà a svalutazioni.
Equinor, azienda norvegese del petrolio controllata dallo stato, ha deciso di interrompere i nuovi investimenti in Russia e di avviare il processo di uscita dalle joint venture nel paese. "Nella situazione attuale, consideriamo la nostra posizione insostenibile - ha commentato Anders Opedal, presidente e CEO di Equinor - Ora fermeremo i nuovi investimenti nelle nostre attività russe e avvieremo il processo di uscita dalle nostre joint venture in modo coerente con i nostri valori. La nostra priorità assoluta in questa difficile situazione è la sicurezza e la protezione delle nostre persone"
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