Redditometro, tensioni nel governo. No di Forza Italia e Lega, gli alleati contestano il decreto

Il decreto firmato dal vice ministro di Fdl viene contestato dagli alleati

Redditometro, tensioni nel governo. No di Forza Italia e Lega, gli alleati contestano il decreto
di Umberto Mancini
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Martedì 21 Maggio 2024, 23:50

Il Fisco torna a mettere sotto la lente le capacità di spesa dei contribuenti per risalire ai redditi effettivi. Lo fa tornando alle origini, rispolverando, anche se corretto in più punti, il Redditometro. Dopo essere stato abrogato nel 2018, il decreto ministeriale del 7 maggio, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20, firmato dal vice ministro all'Economia, Maurizio Leo, ha ripristinato lo strumento di accertamento sintetico che risale al reddito, analizzando la capacità contributiva. Una scelta che sta scuotendo il governo e creato forti tensioni nella maggioranza, sulla scia di quanto già accaduto con il Superbonus 110%, solo una settimana fa.

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LA POLEMICA

Il no secco alla riedizione è arrivato da Forza Italia e Lega che hanno chiesto immediati chiarimenti. Poche ore dopo la pubblicazione del decreto - che consentirà accertamenti sulle dichiarazioni a partire dal 2016 - è Forza Italia ad aprire le ostilità. «Rimettono il redditometro? Non credo proprio» taglia corto il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri. Pochi minuti prima una fonte del partito aveva fatto trapelare la contrarietà dei berlusconiani: «Forza Italia è sempre stata contro il redditometro». Misura che, spiegano le stesse fonti, «confliggerebbe con il provvedimento del concordato preventivo contenuto nella delega fiscale».

A seguire, anche La lega si mette di traverso, alzando i toni: «Noi crediamo che il miglior modo per far emergere il sommerso sia semplificare il fisco che è tra i più complicati al mondo - la maggiore imposta che pagano tutti gli italiani è proprio la complicazione fiscale - e gradualmente ridurre la pressione tributaria, oltre ovviamente ai controlli, ma non crediamo a strumenti induttivi di accertamento come il redditometro». E’ Alberto Gusmeroli, deputato salviniano, presidente della commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera, ad impallinare la misura, senza se e senza ma. «Non vogliamo un fisco lunare, mentre è invece giusto puntare sulla mini flat tax e sulle semplificazioni per far emergere e recuperare risorse».

Scatta però la difesa e spetta ovviamente a Fratelli d’Italia assumersi la paternità del nuovo redditometro. «Sono fibrillazioni da campagna elettorale. Ognuno ha i suoi cavalli di battaglia ed è giusto che li cavalchi, ma non ho dubbi che tutti saranno coerenti col mandato agli elettori. Noi siamo contro l’evasione fiscale» spiega Marco Osnato (FdI), presidente della Commissione Finanze della Camera, commentando la posizione espressa da Forza Italia e Lega. «Non mi pare - aggiunge - che il presidente del Consiglio Meloni, il viceministro dell’Economia Leo e questa maggioranza possono essere accusati di avere una politica fiscale oppressiva.

Anzi». La tensione comunque resta, in attesa di capire se arriverà una marcia indietro

Alle fine prova a rimediare il firmatario stesso del provvedimento, vale a dire il viceministro alle finanze Maurizio Leo: «Non c’è nessun ritorno al vecchio redditometro». Il centrodestra - ha spiegato- è sempre stato contrario al meccanismo del “redditometro” introdotto nel 2015 dal Governo Renzi.

IL DETTAGLIO

Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta - ha continuato - mette «finalmente dei limiti al potere discrezionale dell’Amministrazione finanziaria di attuare l’accertamento sintetico, ovvero la possibilità del Fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall’ordinamento tributario fin dal 1973». «Nel dettaglio - osserva ancora - con il nostro decreto, siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il governo Conte 1 ha abolito il decreto ministeriale 16 settembre 2015, il cosiddetto “redditometro”, del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell’accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente. Purtroppo, quel decreto non è mai stato emanato e, invece di favorire il contribuente, si è creato un vuoto nei limiti all’azione dell’amministrazione finanziaria nell’applicazione dell’accertamento sintetico, introducendo di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione». Dopo sei anni - ha concluso Leo - il Governo di centrodestra è finalmente intervenuto e ha emanato un decreto, preventivamente condiviso con le associazioni dei consumatori, l’Istat e il garante della privacy, che fissa dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio. Dunque, non c’è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti».

In più, il centrodestra conferma l’impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto di totale rispetto dei diritti dei contribuenti». Insomma, per Fratelli d’Italia si tratterebbe solo di una limitazione del raggio d’azione del contestato sistema anti evasione. Al punto che Palazzo Chigi annuncia che Leo interverrà al consiglio dei ministri. Lo farà venerdì stesso, giorno in cui verrà esaminato anche il piano casa di Salvini. Strana sorte, quella del redditometro, strumento inviso a molti perché considerato una forma di «spionaggio» nella vita privata dei contribuenti e rispolverato a sorpresa proprio nel pieno di una campagna elettorale. Secondo la Lega il provvedimento dovrà comunque essere modificato, sulla stessa linea Forza Italia. Il nodo non potrà che essere sciolto dalla Meloni.

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