Frosinone, impianto a biomasse
al Fornaci: scoppia la polemica

Frosinone, impianto a biomasse al Fornaci: scoppia la polemica
di Alessandro Redirossi
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Martedì 13 Febbraio 2018, 14:41
“Di tutto questa città necessita fuorché di un impianto emissivo di polveri sottili. Basta”. La presa di posizione dell’associazione dei medici di famiglia per l’ambiente rispetto all’eterna emergenza polveri sottili nel capoluogo. L’associazione è scesa in campo per chiedere chiarezza sulla realizzazione di un nuovo impianto di cogenerazione per la produzione di energia attraverso cippato di legno e un sistema di gassificazione. Si sta realizzando in un cantiere installato presso l’area di sosta del cinema Multisala Fornaci Village di via Gaeta. A un chilometro dalla centralina Arpa dello Scalo, che ha registrato polveri fuorilegge per 93 giorni nel 2017. Sul cartello relativo ai lavori si legge che la "centrale termica a cippato di legna" in costruzione è di proprietà della società che gestisce il multisala. Servirebbe dunque a produrre energia a servizio proprio del centro delle Fornaci.La tabella parla di un permesso a costruire da parte del Comune nel 2015 e il cantiere è partito dopo una Scia in variante dell’aprile 2017. La realizzazione di un impianto che, attraverso la combustione di biomasse (in questo caso cippato di legno) produca energia (per riscaldamenti o altro) è un tema caldo a Frosinone. Visto che le combustioni producono anche polveri. Già nel 2016 i medici di famiglia e le associazioni si schierarono contro la realizzazione di un impianto a biomassa da 999kW in via Mola d’Atri, chiedendo una moratoria per impianti a biomassa in territori alle prese con l'emergenza polveri sottili. Poi il progetto si arenò. Per l’impianto che si vuole realizzare nell’area delle Fornaci le prime informazioni trapelate parlano di una potenza elettrica di circa 199kW. Il binomio impianto a biomassa-polveri sottili resta un tema dibattuto. Tanto che la stessa Arpa Lazio, in un suo parere del 2015 relativo all’impianto che si voleva realizzare in via Mola d’Atri, scrisse che il territorio di Frosinone "non solo non è nella condizione di tollerare nuove pressioni ambientali ma addirittura dovrebbe diminuire quelle già presenti". Sottolineando che le valutazioni sulle emissioni dei singoli impianti sulla base della normativa porterebbe "ad autorizzare tutti gli impianti, ciascuno di scarso impatto, ma il cui contributo totale diventerebbe consistente".
L'ORDINANZA E IL PIANO REGIONALE
Nell’ultima ordinanza comunale per il risanamento della qualità dell’aria di fine 2017 (valida fino a marzo e imposta dal Piano regionale) è stato inserito il divieto per l’utilizzo “di legna da ardere o biomasse per alimentare impianti di riscaldamento con potenza superiore a 35KW” e indicati dei limiti di emissioni di polveri per le attività produttive. Sul riscaldamento si vieta “l’utilizzo di camini aperti e chiusi, stufe a legna, pellet e a biomassa” nelle abitazioni e nelle attività produttive provviste di rete del gas o bomboloni Gpl. Ma il sindaco Nicola Ottaviani a tal proposito evidenzia: "La normativa regionale non ci permette di intervenire e, in casi come questo, non siamo chiamati nemmeno a rilasciare un’autorizzazione. Per quanto riguarda le prescrizioni dell’ordinanza comunale, possiamo applicarle in sede di limitazione dell’uso degli impianti. Ma non possiamo impedirne la costruzione in casi come questo. Ancora una volta viene rilevata la totale inadeguatezza e lacunosità del piano regionale sulla qualità dell’aria datato 2009, al netto di piccole integrazioni successive. E’ inconcepibile come da una parte la Pisana chieda ai Comuni di chiudere i camini nelle singole abitazioni civili, bloccando l’utilizzo delle piccole biomasse, mentre dall’altra non preveda alcun provvedimento simile laddove le biomasse vengono utilizzate da aziende ed industrie. Finita questa campagna elettorale , anche per evitare facili strumentalizzazioni, bisognerà necessariamente rivedere l’intero settore”. 
I MEDICI CHIEDONO UNA MORATORIA
Il dottor Giovambattista Martino (coordinatore dell’associazione dei medici) sottolinea: “Il discorso è concettuale. Si deve arrivare a una moratoria, per cui diventi impensabile realizzare altri impianti che producano polveri qui da noi. A Frosinone siamo già a 27 giorni di sforamento della soglia pm10 nel 2018. Il limite annuale è 35 e siamo a febbraio”.
 
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