Monti Lepini “vietata” ai mezzi pesanti. Unindustria non ci sta

Miriam Diurni Unindustria Frosinone
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 18 Aprile 2024, 07:00

«Abbiamo chiesto dati a supporto delle misure, per poter dare il nostro contributo alla soluzione del problema, e che il Comune si confrontasse con organi tecnici preposti se effettivamente è l’ambiente che si vuole tutelare e non il consenso». Parole di Miriam Diurni, presidente di Unindustria, rispetto all’ipotesi della chiusura della Monti Lepini nel tratto di competenza del Comune di Frosinone. Qualcosa in più, a dire il vero, di un’ipotesi. Se ne è parlato in commissione ambiente e c’è anche un periodo indicato, il mese di maggio. «Noi crediamo fermamente al rapporto con il Comune – ha detto la presidente – e per questo vogliamo trovare soluzioni condivise, avendo lo stesso obiettivo che è quello del miglioramento della qualità dell’aria». Un conto è sedersi al tavolo e confrontarsi, un altro sapere dai media che la strada sarà chiusa. Idea, questa, che il sindaco Riccardo Mastrangeli aveva palesato anche in una conferenza stampa all’indomani della “maglia nera” a Frosinone per l’inquinamento, ma sulla quale aveva preso tempo. Parlando di competenze di diversi enti e di impossibilità di emettere un’ordinanza. Cosa è cambiato, nel frattempo? L’orientamento della commissione, anche se una decisione in tal senso non è stata adottata. Unindustria, però, vuole prevenire e anche dare il suo apporto alla discussione: «La chiusura può avere un impatto sulle nostre aziende – ha aggiunto la presidente – allora abbiamo valutato con i nostri tecnici e con il team della sezione trasporti. Certo che si può regolare la circolazione, ma in base a motivazioni valide e all’interesse pubblico. è un discorso che va affrontato in modo puntuale e sulla base di dati, non provando per vedere cosa succede e della quale non si può verificare l’efficacia».

I NUMERI
Si chiede proporzionalità rispetto a un obiettivo da perseguire, cioè quello della riduzione di polveri sottili «che ci trova d’accordo, ma scegliendo una soluzione che sia idonea per tutti, ad esempio indicando degli orari per l’ingresso dei mezzi che fanno forniture e non aggravando semplicemente le aree limitrofe». Nel discorso di “area vasta”, fra l’altro, andrebbero coinvolti anche i Comuni vicini secondo Unindustria «perché chiudere semplicemente significa spostare il problema da un’area a un’altra».

Ammesso esista, il problema, perché dagli accertamenti dell’associazione degli industriali alla fine i mezzi pesanti sono quelli che impattano meno.

La Diurni ha citato i dati dell’Agenzia regionale per l’ambiente «dove si evince che le principali sorgenti di particolato non sono sicuramente, come ribadito in più sedi, le attività legate all’industria (7% del totale), bensì il riscaldamento domestico (oltre il 41% e in aumento negli anni) ed il traffico veicolare (circa il 43% di cui le emissioni dei veicoli leggeri in aumento)». Poi ci sono quelli di Ispra Ambiente che indicano nel riscaldamento domestico il principale problema. Basta pensare che la media di Pm 10 di marzo e ancor di più quella di aprile, mesi più caldi e con riscaldamenti spenti, è di circa un 40% inferiore a quanto registrato a gennaio e febbraio.

«Per quanto relativo al settore del trasporto, il 97,2% dei veicoli dei comuni della Valle del Sacco sono autovetture private e motocicli quindi qualsiasi misura si voglia intraprendere andrà ad incidere su una piccola percentuale di quel nemmeno 3%». Ci sono poi gli 82 veicoli ogni 100 abitanti che danno a Frosinone un altro record negativo. «A differenza del traffico merci che negli anni per rimanere competitivo ha investito sul rinnovo dei mezzi il parco auto di Frosinone risulta particolarmente vetusto». Le “Euro 6” sono appena il 28% mentre euro 4 e inferiori sono il 56% del totale.

IL PROGETTO

Con il Comune, del resto, un confronto era già aperto per quanto attiene la mobilità sostenibile verso la zona industriale, con la proposta del trasporto elettrico per i dipendenti delle aziende. «Un discorso che abbiamo affrontato insieme, come vorremmo fare adesso. Non abbiamo preclusioni, vogliamo solo capire sulla base di quali dati si prende una decisione del genere e se sono state valutate le alternative - ha concluso la presidente – sulle misure per la sostenibilità siamo sempre stati d’accordo, ma ripeto: servono dati certi».

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