Omicidio Morganti, la madre faccia
a faccia in aula con gli accusati:
«Nei loro occhi non c'è rimorso»

Omicidio Morganti, la madre faccia a faccia in aula con gli accusati: «Nei loro occhi non c'è rimorso»
di Marina Mingarelli
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Giovedì 20 Settembre 2018, 14:04
Ieri mattina, presso la Corte di Assise del tribunale di Frosinone, c’erano tutti. Parenti, amici ma anche privati cittadini che hanno voluto far sentire la loro vicinanza alla famiglia Morganti. In centinaia hanno affollato l’aula dove si è tenuta la prima udienza a carico di Franco e Mario Castagnacci, rispettivamente padre e figlio, Paolo Palmisani e Michel Fortuna, imputati con l’accusa di aver ucciso in uno stato di “esaltazione collettiva” il ventenne di Tecchiena Emanuele Morganti. Il ragazzo morì a seguito delle percosse subite nella notte tra il 23 ed il 24 marzo del 2017 davanti al pub “Mirò” in viale Regina Margherita, nel cuore del centro storico di Alatri.

Ieri mattina seduti in prima fila i genitori, la sorella Melissa ed i nonni. Sul bancone le rose bianche legate da un nastro rosso. Per i Morganti quelle rose hanno un significato particolare: rappresentano quello che era Emanuele, un ragazzo puro, dai sani principi strappato alla vita prematuramente.

Mentre il presidente della Corte, il giudice Giuseppe Farinella, calendarizzava le udienze, i quattro imputati tutti detenuti nel carcere della capitale, non hanno mai smesso di fissare la Corte. I genitori dello sventurato giovane hanno cercato di incrociare i loro sguardi ma senza riuscirci.

Mamma Lucia, che da anni sta combattendo contro una grave malattia, non ha voluto rinunciare a presenziare in aula e a parlare con i giornalisti. «Quello che ho provato nel vedere i quattro imputati – ha riferito - è stato un gran ribrezzo. Lo so non avrei dovuto provare simili sensazioni perché tre di questi sono ragazzi. Ed anche le loro famiglie saranno disperate. Però non ho visto nei loro occhi il benché minino pentimento, non sono riuscita a vedere su quei volti il rimorso, il senso di colpa un minimo di umiltà. Ma credo nella giustizia. Il procuratore è stato molto meticoloso nelle indagini. Spero che la storia di Emanuele possa essere di aiuto e di monito a tanti genitori “distratti”. Hanno martirizzato un ragazzo senza motivo».
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