Premi di produttività,
due ex dirigenti condannati
a risarcire la Asl

Premi di produttività, due ex dirigenti condannati a risarcire la Asl
di Pierfederico Pernarella
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Lunedì 19 Marzo 2018, 14:26
remi di produttività, condannati due ex dirigenti della Asl di Frosinone. Luca Di Maio, all’epoca dei fatti direttore amministrativo, dovrà restituire 12mila euro; mentre l’ex direttore generale Vincenzo Suppa 15mila euro. Lo ha stabilito la Corte dei Conti sulla vicenda degli emolumenti pagati negli anni 2012 e 2013 a Mauro Vicano, in qualità di direttore sanitario. La vicenda è stata oggetto anche di un procedimento penale che si è concluso, nel luglio scorso, con il proscioglimento di Di Maio e Vicano. Tale circostanza tuttavia, secondo i giudici contabili, al contrario di quanto eccepito dalle difese degli imputati, non annulla le contestazioni di danno erariale circa «l’estrema e grave superficialità dell’agire amministrativo nell’erogazione del trattamento economico». E «tale comportamento, benché non configuri gli estremi di un reato, può essere alla base di un giudizio di responsabilità erariale».

Ebbene secondo la Corte dei Conti questa grave superficialità c’è stata. L’erogazione del trattamento economico integrativo a favore di Vicano era stata negata dall’allora direttore generale Mirabella secondo il quale i dichiarati obiettivi raggiunti non erano personali, ma coincidevano con quelli generali della Asl.

Tutto cambia quando Vicano, nel novembre 2012, dopo l’improvvisa scomparsa di Mirabella, diventa direttore generale facente funzioni. Un mese dopo l’insediamento alla guida della Asl, l’allora direttore amministrativo Di Maio dispone a suo favore il pagamento dei premi per un totale di 16.500 euro. Stessa cosa fa l’anno successivo il nuovo direttore generale Suppa. I provvedimenti però ricevono il parere contrario del collegio sindacale con obiezioni riprese dalla Procura regionale della Corte dei Conti e ora ritenute fondate dai giudici. Secondo questi ultimi, fatta eccezione per qualche caso, la maggior parte degli obiettivi che Vicano ha dichiarato di aver raggiunto non sono riconducibili direttamente al suo operato.

Secondo i giudici sia Di Maio che Suppa non hanno compiuto «alcuna valutazione o istruttoria o qualsivoglia verifica circa il raggiungimento degli obiettivi, limitandosi a prendere atto che il soggetto responsabile dichiarava di aver raggiunto i previsti risultati». E ciò denota, proseguono i giudici, «un atteggiamento negligente, superficiale ed un obiettivo disprezzo delle norme e del buon andamento dell’amministrazione».

La Corte tuttavia osserva che «probabilmente, nel quadro descritto, una parte degli obiettivi era stata effettivamente perseguita e raggiunta» da Vicano. Il danno contestato dalla Procura, per complessivi 33mila euro, è stato quindi in parte rimodulato, per cui Di Maio è stato condannato a risarcire 12mila euro e Suppa 15mila
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