Tra il passato e il futuro ci sono Sanchez e Cavani, che non fanno dormire sonni tranquilli all'Italia. Il futuro è l'incognita e si vedrà, ora conta salvare la faccia ed evitare la seconda eliminazione consecutiva al primo turno, è successo anche in Sudafrica, dove Gigi ha giocato una sola partita. «Se dovessimo uscire sarebbe un fallimento», così, secco, senza mezzi termini, Gigi. Il capitano non si nasconde, non c'è abituato. «A volte è meglio andare contro corrente, sempre per il bene della squadra», altra pillole di saggezza. Sembra di buon umore, nonostante il momento delicato. «Sì oggi sorrido, dopo la botta dell'infortunio ho temuto di non giocare nemmeno un minuto». Miracolo. Il buon umore è il motore di una vittoria, che adesso serve come non mai. «Da quando gioco in Nazionale mi è capitato solo una volta di essere qualificato alla terza partita, lo scorso anno in Confederations». Buffon, quando all'Italia è capitato di ottenere la qualificazione dopo il secondo match, non c'era: nel 2000 nell'Europeo in Olanda e Belgio, Gigi si infortuna poco prima della partenza e lascia il posto a Toldo. «Che avversario è l'Uruguay? E' da temere, con quei due li davanti poi... Su di noi incide il riverbero dell'ultima prestazione, è stata una brutta caduta. Ci bastano due risultati su tre, non proprio male come situazione. La ripercussione della sconfitta con il Costarica fa sembrare l'impegno più difficile di quello che poi è realmente. L'Italia sbaglia sempre la seconda partita, è fisiologico».
Cuore caldo e testa fredda
L'ottimismo del capitano è dirompente. E' la serenità di chi non può pensare a un prematuro addio al Brasile, come se l'Italia, e la storia lo racconta, certe partite non sappia o possa steccarle. «Sì questo è vero, ma pensare in questo modo diventa rischioso. Un messaggio per la gente? Le prestazioni. Per vincere servono il cuore caldo e la testa fredda. L'autostima non deve scemare per una partita andata male, soprattutto quando gli impegni sono così ravvicinati». Le critiche sono piovute addosso a tutto il clan azzurro, da Prandelli in giù. Buffon è riuscito a parare anche quelle, compresa quella sulle famiglie che distraggono i giocatori. «Questa è bella, una volta i famigliari rasserenano i calciatori, una volta li disturba. E' un dialogo tra ubriachi, meglio lasciare perdere. Le critiche le accetto, fanno parte del gioco. Non sono d'accordo però quando si parla del fallimento del nostro tipo di calcio. Ha funzionato con l'Inghilterra e ora si dice sia da buttare».
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