Riforme, il vero fronte sarà l’Italicum: Renzi teme per la tenuta di FI

Matteo Renzi
di Marco Conti
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Giovedì 10 Luglio 2014, 01:24 - Ultimo aggiornamento: 08:33
Si va in aula alla faccia dei rosiconi, dei gufi e di quelli che smontano sempre le riforme altrui.



Matteo Renzi gongola mentre i dissidenti sono in rotta. Divisi tra loro, incapaci di trovare intese sul più piccolo emendamento, occupati a regolare conti interni nei rispettivi partiti.



Il doppio passaggio parlamentare è assicurato e il presidente del Consiglio potrà presentarsi in Europa il prossimo mercoledì sostenendo che la strada è avviata. E’ però probabile che non basteranno i due passaggi parlamentari per convincere l’Europa ad allargare i cordoni interpretativi del patto di stabilità e crescita e che ben altri provvedimenti attende Bruxelles.



URNE

E’ per questo che, sfangata con successo l’estate, l’autunno potrebbe presentarsi ricco di incognite per Renzi qualora i problemi della nostra economia e delle famiglie si saldassero a quelli provenienti da riforme ancora in mezzo al guado e da una legge elettorale che è ormai divenuta la trincea dietro alla quale si sono barricate le minoranze interne di Pd e FI e tutti coloro che temono un ritorno anticipato alle urne.



Il malumore che da giorni si percepisce dentro Forza Italia, e che Raffaele Fitto guida più con silenzi che con proclami, rischia infatti di scaricarsi a settembre sia sulle riforme costituzionali (che a quella data dovranno compiere altri due passaggi parlamentari), sia sull’Italicum.



Il nodo di una legge elettorale che affida ai leader dei partiti la scelta degli eletti se è stato in parte superato dal Pd attraverso le primarie, pesa come un macigno dentro un partito - quale quello del Cavaliere - che da una gestione padronale sembra scivolare verso una guida aziendale. Ad insospettire i ”fittiani” non è solo la provenienza di Giovanni Toti, ma anche le ripetute esternazioni pro-Renzi di Piersilvio Berlusconi.



L’iniziativa delle primarie, organizzata dal tenacissimo Guido Crosetto e da Giorgia Meloni, ha raccolto ieri tutti i possibili esponenti del centrodestra. Un successo ogni oltre attesa, visto che a metter firme sotto la proposta dei Fratelli d’Italia si sono visti esponenti che qualche mese fa si erano battuti ferocemente contro tale meccanismo.



Renzi sa che la tenuta di Forza Italia dipende da Berlusconi ma anche dalla capacità dello storico leader di concedere spazi interni senza i quali la tenuta dell’Italicum e del ballottaggio di coalizione rischiano di saltare e di trascinare con sé anche le riforme costituzionali.



Sinora l’opposizione alla riforma del Senato non sembra avere i numeri e la compattezza per scardinare il patto del Nazareno, ma mentre Renzi lavora ad un Pd a gestione unitaria e riceve Vasco Errani per capire cosa farà da grande, Berlusconi sembra ancora preda del cerchio magico nel quale hanno il sopravvento le intuizioni politiche di Maria Rosaria Rossi insieme alla quale convoca e sconvoca le riunioni dei gruppi.



PATTI

E’ proprio la tenuta di Forza Italia che preoccupa Renzi il quale, non a caso, continua a tenere aperto sulla legge elettorale il confronto con una parte del M5S. Una strategia che per ora ha permesso al premier di incassare la spaccatura del Movimento, ma che potrebbe venire utile qualora dovesse venir meno il contributo di FI.



Il ”sì” al ballottaggio che il M5S ha detto ieri l’altro rappresenta infatti la vera novità per Renzi che a settembre dovrà decidere se condividere una legge elettorale che porta alla sfida tra partiti (Pd-M5S) o tra schieramenti (centrosinistra a guida Pd-centrodestra a trazione berlusconiana).
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