Per questo proprio qui la rockstar ha deciso di piantare un seme di solidarietà insieme alla moglie Dorothea. Il locale non poteva che chiamarsi Soul Kitchen, in omaggio alla sua passione, la musica, e al simbolo del Paese che ospita questo ristorante che propone piatti per tutti i gusti. Ma che hanno una particolarità che li rende “appetitosi” non solo al palato ma anche e soprattutto allo spirito: i loro prezzi non sono scritti nel menù.
Si paga offrendo il proprio tempo, con una mano in cucina, in sala, qualche lavoretto nell’orto. Chi è nelle condizioni di farlo invece paga lasciando 10 dollari o anche di più, se vuole, contribuendo ad alimentare, letteralmente, la borsa della spesa attraverso le donazioni. Che andranno a finire sulle stesse tavole del ristorante, nei posti e nei pasti di chi potrà gustarli senza dover dare ciò che non possiede. Ma solo la sua gratitudine, ricambiata con qualche altro gesto concreto al posto del denaro, ugualmente se non più utile.
«In una società dove una famiglia su cinque vive in povertà e dove un americano su sei non può permettersi di mangiare, era ora di aprire questo tipo di locali» ha spiegato il cantante nato proprio nel New Jersey a Perth Amboy (con antenati siciliani) all’inaugurazione del locale. Che non è di sua proprietà ma è stato voluto dalla Jon Bon Jovi Soul Foundation e, come il precedente community restaurant aperto nel 2011 dal cantante a Red Bank sempre nel suo Paese d’origine, fa parte della Comunity Beat (Bringing Everyone All Together) che fornisce anche assistenza di ogni genere ai meno abbienti.
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