Lorenzin: «Vaccini? Non esiste il diritto di dire no, si mette a rischio la salute degli altri»

Lorenzin: «Vaccini? Non esiste il diritto di dire no, si mette a rischio la salute degli altri»
di Renato Pezzini
4 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Luglio 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 22:54

Ministro Lorenzin, i vaccini fanno bene o fanno male?
«I vaccini ci hanno consentito di debellare malattie gravi e pericolose come morbillo, vaiolo, poliomelite, e molte altre. Come tutti i farmaci hanno delle controindicazioni, non a tutti possono essere somministrati. Ma non certo per le ragioni che qualcuno racconta».

Eppure c’è chi sostiene una correlazione fra i vaccini e l’autismo.
«Sono trent’anni che circola questa specie di leggenda metropolitana, elaborata da un medico inglese poi sconfessato da ogni ricerca della comunità scientifica internazionale».

Le leggende metropolitane all’epoca di internet hanno trovato nuovo vigore.
«Il problema è proprio questo. Nessuno nega il diritto di tribuna a chi pensa che i vaccini abbiano una relazione con l’autismo. Ma non si possono mettere sullo stesso piano i risultati a cui è giunta in decenni di studi la comunità scientifica con il parere del primo blogger che passa. I cittadini hanno diritto a un informazione corretta su un tema sensibile come questo».

Però ci sono anche medici che avvalorano questa che lei ha definito leggenda metropolitana.
«Certo, esistono, ci sono medici che sconsigliano ai genitori di far vaccinare i loro figli. Ma sono pochissimi, e per lo più male informati. La comunità scientifica e medica, unanimemente, sostiene che i vaccini sono uno strumento per ora insostituibile per prevenire malattie gravi e mortali».

Quindi dal suo punto di vista l’intervento della federazione degli ordini dei medici che minacciano sanzioni pesanti, compresa la radiazione, per i propri associati è positiva.
«Molto positiva. E importantissima. Anche perché in Italia, specie dopo il cosiddetto decreto Lorenzin, l’autodisciplina è affidata agli ordini dei medici. I medici fanno un giuramento professionale che prevede di rispettare i codici e i risultati delle ricerche. E il loro rispetto è prima di tutto un problema deontologico, a cui nessuno può sottrarrsi».

Statisticamente è in aumento il numero di coloro che non si vaccinano o non fanno vaccinare i propri figli?
«Sì, soprattutto negli ultimi tre anni, e soprattutto in quei Paesi benestanti dove da tempo molte malattie sono state sconfitte grazie ai vaccini. L’Italia è fra questi, e il numero di chi non è vaccinato sale, con punte che variano dal 5 al 10 per cento. In alcune zone, come Rimini, siamo anche al 20 per cento».

Però, è l’obiezione, se uno non vuole immunizzarsi da certi virus perché teme conseguenze peggiori lo fa sotto la sua responsabilità. Perché impedirglielo?
«Perché è una scelta che mette a rischio se stessi e anche gli altri».

Ce lo spieghi bene.
«Ci sono dei soggetti che non possono essere vaccinati: o perché troppo piccoli, o perché immunodeficienti, o perché soffrono di patologie incompatibili con certi vaccini. Ebbene, il rischio di contrarre morbillo o pertosse o meningite per questi soggetti che non si possono vaccinare rimane basso a patto che intorno abbiano persone che sono immuni dal pericolo di contrarre queste malattie. Ma se chi potrebbe vaccinarsi non lo fa perché è convinto che faccia male, il numero delle persone a rischio cresce. Non per niente stanno tornando malattie che eravamo sicuri di aver debellato. Come meningite o pertosse, per esempio, che sono mortali e che hanno avuto una recrudescenza».

La questione riguarda soprattutto le scuole.
«Certamente: non possiamo permetterci di avere troppi bambini non vaccinati in una classe. Perché il pericolo di contrarre malattie e che si diffondano delle epidemie virali diventa altissimo».

Che costo sociale potrebbero avere queste potenziali epidemie?
«Un costo altissimo. In Gran Bretagna tre anni fa c’è stata una epidemia di morbillo - dovuta proprio al fatto che molti avevano rinunciato al vaccino - che ha causato la morte di centinaia di persone. Per correre ai ripari è stato varato un piano di emergenza e di prevenzione costato centinaia di milioni di euro».
 
Rimane aperto il problema di fondo: perché talvolta sono gli stessi medici a sconsigliare i vaccini?
Ripeto: sono pochissimi. E credo sia soprattutto un problema di cattiva informazione. Noi proprio per questo abbiamo stanziato circa 200 milioni per una campagna informativa rivolta alle famiglie e una campagna di formazione professionale rivolta ai medici. Partiranno presto. Perché la questione è tutta lì: nella grado di consapevolezza del problema che ne anno medici e cittadini».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA