La chiesa del santo protettore delle zitelle

La chiesa del santo protettore delle zitelle
di Fabio Isman
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 22:36
Si trova a Trastevere ed è intitolata a San Pasquale Babylon: secondo la leggenda inventò lui la ricetta dello zabaione

LA STORIA
Quella, non troppo grande, di via San Francesco a Ripa a Trastevere, è una chiesetta “in comproprietà”. Vi si venerano i Santi Quaranta Martiri di Sebaste, in Armenia, e San Pasquale Baylon. Lo si legge sulla facciata, lo si vede all'interno: il martirio dei 40 è sull'altare, dipinto da Arturo Tosi (1871 - 1956); il santo, nella cupola: ritratto da Matteo Pannaria, autore del Settecento. Ma ha perfino a che fare con l'invenzione dello zabaione. Andiamo con ordine. Ai Martiri è dedicata da Callisto II, nel 1122. La loro storia è leggenda: mancano le fonti del tempo. Si vuole che, nel 320, questi soldati della «Legio XII Fulminata» (significa veloce), non volendo sacrificare agli dei perché cristiani, siano stati portati a uno stagno ghiacciato, nudi, durante le persecuzioni dell'imperatore Licinio Valerio. Singolare supplizio. Fecero testamento, e uno solo preferì «sconvertirsi», scegliendo il bagno caldo che era stato predisposto sul luogo, se qualcuno si fosse pentito. Melezio, però, non resistette allo sbalzo della temperatura, e morì all'istante. Sostituito da un custode del ginnasio, dove avveniva il martirio, convertitosi sul momento; così, i giustiziati furono di nuovo quaranta. Non venne risparmiato nemmeno il giovane servo Eunoico, cui i soldati avevano affidato le loro estreme volontà.

IL «SERAFINO»
Torniamo alla chiesa. Riedificata nel XV secolo; poi, di nuovo nel 1608, passando da una congregazione all'altra. Nel 1736, diventa dei padri minori scalzi di San Pietro d'Alcantara, che a metà secolo la fanno ricostruire dal ticinese Giuseppe Sardi, autore anche delle facciate di Santa Maddalena e Santa Maria in Cosmedin. Finisce sotto la Corona di Spagna: è ancora dei francescani iberici. E, con l'occasione, viene dedicata a Pasquale Baylon, del medesimo Ordine: canonizzato nel 1690, a quasi 100 anni dalla morte. E anche la sua, è una storia singolare. Illetterato, non si riteneva degno d'essere prete: soltanto un fratello laico. Fa il portinaio al convento, ma porta anche carte segrete fino a Parigi. Però, era tanto legato all'Eucarestia, che lo chiamarono «teologo», o «Serafino», della stessa. Specie a Napoli, è molto venerato: pare che il 56,3% dei partenopei si chiami così. Morì a 52 anni, debilitato dalle molte penitenze cui si sottoponeva. È patrono dei cuochi, dei pasticcieri (tra poco, vedremo perché), e delle donne nubili. Durante la vita, usava compire dei miracoli.

INVOCAZIONE
C'è anche una filastrocca, un'invocazione in rima, che lo riguarda: «San Pasquale Baylonne / protettore delle donne / fammi trovare marito / bianco rosso e colorito / come voi tale e quale / o glorioso San Pasquale». Per chi ci crede, sembra che abbia perfino fornito risultati lusinghieri. Il culto romano è in voga fino ai primi decenni del Novecento; poi, diminuisce. E oggi questo San Pasquale è dimenticato, o quasi. Per ottenerne la protezione, occorreva una novena; per le ragazze che però avevano fretta, pare che tre giorni bastassero. Luigi Antonio Gioacchino Zanazzo, il famoso «Giggi», antropologo e poeta romanesco, racconta che, se la cosa aveva successo, il santo le compariva nella notte; poi, sempre in sogno, lo sposo promesso. Della faccenda, si occupa anche Giuseppe Gioachino Belli, nel sonetto «La zitella ammuffita»: ridotta a poche speranze, lei conclude dicendo: «Basta, aspettiamo un po' sto carnovale / sa capitasse quarche scartarello / lassamo fa ar Signore e a San Pasquale».

IL RIMEDIO
Secondo alcuni, durante un breve periodo a Torino, il santo pare che consigliasse alle spose infelici di riaccendere la passione con un proprio rimedio, fatto di uova, zucchero e marsala.
Da «San Bayon» deriverebbe così il nome dello zabaione. Anche se non è del tutto certo: già servito nel 1533, alla corte di Caterina de' Medici; e forse inventato nel 1471, a Reggio Emilia, dal capitano di ventura Giovan Pietro Baglioni; quindi, «Zvàn Bajoun». Ma chi crede nel santo, crede anche che lo zabaione sia un suo miracolo. E per questo, protegge anche i cuochi e i pasticcieri.
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