Terremoto, il ministro Giannini: «Scuole anche nei container»

Terremoto, il ministro Giannini: «Scuole anche nei container»
di Raffaella Troili
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Giovedì 3 Novembre 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 20:20

Ministro Stefania Giannini, l’anno scolastico si è fermato, in 122 comuni, per almeno 13mila alunni. Alcuni istituti riescono a ripartire a giorni, ad Amatrice il 7, a Camerino il 20. In altri è difficile che la campanella torni a suonare. Bisogna riavviare le verifiche, anche fare i conti con la paura.
«La scuola sarà garantita a tutti, nessuno perderà l’anno, qualora fosse necessaria una deroga al numero di giorni si farà. Rispetto al terremoto del 24 agosto, le lezioni ora sono già partite e l’area è più vasta, comprende le Marche e l’Umbria. Lo spavento si è diffuso. Ma stiamo lavorando su tre tipologie di intervento».

Ci sono paesi fantasma dove se pure si allestisce una scuola tutt’intorno è desolante e vuoto. E altri invece che vogliono vivere. «Stiamo valutando i casi singolarmente anche con l’aiuto dei presidi, nessuno sarà obbligato a spostarsi. Il problema riguarda 220 scuole, le soluzioni sono tre. La prima è che sulle coste marchigiane, a San Benedetto, a Fermo, gli istituti hanno già messo a disposizione 8mila posti per chi decide di andar via».

E per chi vuole restare, quali sono le condizioni?
«Ecco, la seconda soluzione riguarda i paesi dove è possibile ancora trovare edifici scolastici agibili: qui l’anno scolastico potrà ripartire organizzandosi magari con i doppi turni. Questo so che si potrà fare in molti comuni dell’Umbria, dove le scuole restano chiuse fino a lunedì, la situazione critica è soprattutto a Norcia, e delle Marche. Sono già in corso le verifiche, sono i Comuni che indicano poi la data di riapertura».

Infine, la terza soluzione, qual è e chi riguarda?
«Chi resta e ha bisogno di moduli abitativi ad uso scolastico (container). Spero che per fine novembre, massimo dicembre arrivino davvero in quelle zone dove la gente vuol rimanere. Bisogna creare tutte le condizioni affinché possano restare».

I tempi quali sono?
«I test di agibilità si sono azzerati, è ripartita la verifica di tutte le strutture. Dovrà esserci poi una certa flessibilità, poca burocrazia per spostare o assumere docenti in zone vicine alle aree terremotate, eventuali deroghe sul numero di ore di didattica».

Ma non sarà un anno scolastico “arrabattato”?
«No. Nei container ci sarà tutto quello che una scuola deve offrire, compresi i laboratori. Sulla costa ogni alunno andrà nella classe che deve frequentare, non ci saranno accorpamenti. Nessuna pluriclasse, solo doppi turni».

I ragazzi avranno bisogno di un supporto psicologico.
«Loro e i docenti, la rete del volontariato è già in campo per rassicurare la popolazione, ad Amatrice hanno fatto un lavoro egregio, c’è una macchina organizzativa efficiente anche nelle Marche. Dobbiamo occuparci dell’emergenza sia fisica che psicologica, la task force sarà rafforzata, da lunedì il supporto psicologico andrà anche negli alberghi».

Ma finora - lamenta qualche genitore - poche sono state le vere lezioni.
«Adesso che le scuole sono inagibili sono più importanti le attività di gioco e il supporto psicologico, ma l’anno scolastico sarà salvaguardato, dal paesino più sperduto alla cittadina più grande, non li abbandoneremo. I ragazzi rimasti senza scuola nelle zone terremotate sono almeno 13mila, ma il numero potrebbe salire».

Nessuno ormai è più immune dalla paura.
«Si è presa consapevolezza della centralità del tema, prima se ne parlava poco e si faceva poco. Mi sento di dare fiducia ma allo stesso tempo di essere coscienti che l’Italia ha molte zone a rischio sismico. Dunque vanno incentivati i lavori di adeguamento sismico, le misure fiscali pensate dal Governo vanno in tal senso. Le scuole sono sicure come le nostre case. La bellezza è sempre fragile e l’Italia lo è. Ma sull’edilizia scolastica facciamo sul serio».

A sentire le famiglie in realtà molte scuole non sono in buone condizioni.
«Grazie all’Anagrafe dell’edilizia scolastica abbiamo destinato risorse importanti per le misure antisismiche, accantonato altri fondi per il controllo diagnostico e interventi successivi. Già 6 miliardi e 700 milioni in due anni. Tredicimila gli interventi effettuati, certo gli edifici sono 42mila, sono vetuste e hanno bisogno di controlli. Ma non mi sento di dire che non sono a norma».
 

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