Melania Trump, viaggio nel suo paese natale in Slovenia: «Una bimba silenziosa»

Melania Trump, viaggio nel suo paese natale in Slovenia: «Una bimba silenziosa»
di Renato Pezzini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Novembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 11:52

dal nostro inviato
SEVNICA - Al caffè Desetra hanno alzato una bandiera americana. Il bar chiude prima di cena, ma raccontano che la scorsa notte sono rimasti aperti fino alle 5 del mattino per godersi il momento di celebrità: «La first lady è una di noi». E adesso gli avventori fanno a gara per rivendicare rapporti speciali con la signora Trump. Chi sostiene di esserci andata a scuola insieme, chi l’accompagnava a Lubiana per le prime sfilate, chi dice di non aver mai perso i contatti: «In qualche modo siamo rimaste amiche». L’entusiasmo addolcisce i ricordi e amplifica la voglia di protagonismo.

Sevnica è un paesino della Slovenia orientale, quasi al confine con la Croazia. Cinquanta chilometri fra colline e vigneti e si arriva a Kumrovez, il minuscolo borgo croato dove nacque Tito. Altri cinquanta chilometri in direzione opposta e si approda a Lubiana, la capitale slovena. Kumrovez e Lubiana sono in qualche modo i due poli intorno a cui si è sviluppata l’infanzia di Melanija Knavs, poi divenuta Melania Knauss, adesso famosa nel mondo come Melania Trump, avvenente consorte del nuovo presidente degli Stati Uniti e protagonista di alcune gaffe durante la campagna elettorale del marito.

L’INFANZIA
Delle gaffe di Melania, tuttavia, a Sevnica non bada nessuno. Perché rovinare con la maldicenza questo inaspettato momento di celebrità internazionale? Del resto, è un piccolo paese famoso fino a ieri solo per uno stabilimento di maglieria intima e un mobilificio che dà lavoro a un centinaio di persone. Due fabbriche in un paesino di meno di 5.000 abitanti sono un lusso, specie quando in Jugoslavia c’era Tito e il lavoro era uno concessione che lo Stato elargiva ai suoi sudditi più fedeli. Viktor Knavs, il padre di Melania, era uno di loro.

I resti del realismo socialista sono scomparsi, adesso pare di essere in Austria, villette coi gerani alle finestre e tetti spioventi. I grossi casermoni, grigi e sbreccati, sono confinati in una zona pressoché abbandonata sulle rive della Sava. Melania nacque qui, nel 1970. In una famiglia comunista che la costrinse ad andare alla stazione in ghingheri e col fazzoletto in mano per salutare il convoglio che portava la salma di Tito a Kumrovez, era il 1980. «Una bimba silenziosa» ricorda Olga, sua coetanea - che quando aveva 7 anni inorgoglì i genitori venendo selezionata per partecipare a una sfilata di vestiti per bambini a Belgrado.

Le sfilate erano un gioco e diventarono un lavoro. A 17 anni le prime esibizioni a Lubiana, poi – mentre la Jugoslavia si sgretolava sotto il peso dei nazionalismi – il salto a Milano, all’inizio degli anni 90. Quindi New York, dove un suo pigmalione la presentò a Donald, il neo-presidente: «L’ultima volta è venuta a Sevnica nel 2005, era già la signora Trump». Ripartendo per gli Stati Uniti portò con sé i genitori, delusi dal crollo del loro ideale comunista e ben lieti di farsi avvolgere dai lussi consumistici della Grande Mela. Vivevano in una piccola casetta bianca poco sotto il castello medievale che domina il paese. Ora li aspetta un’altra Casa Bianca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA