Trump sceglie una squadra di bianchi e conservatori

Trump sceglie una squadra di bianchi e conservatori
di Flavio Pompetti
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Sabato 12 Novembre 2016, 08:08

NEW YORK Bianchi, conservatori e prevalentemente maschi. Queste sono le uniche certezze sulle possibili nomine della squadra di governo di Donald Trump. Il sito di notizie BuzzFeed ha ottenuto una lista di 41 nomi di persone che a qualche titolo ambiscono alla chiamata o hanno già ricevuto un contatto dall'entourage del presidente eletto Donald Trump. Tra loro ci sono soltanto sei donne e un uomo di colore: l'ex rivale-amico Ben Carson, il neurochirurgo battuto da Trump nelle primarie repubblicane.

SOLO OUTSIDER
È difficile giudicare quali sono i candidati più probabili, e quali i volontari che fanno circolare il proprio nome nella speranza di un'acclamazione a forzata dall'eco. È invece possibile misurare ancora una volta scorrendo la lista, l'estraneità di Trump dalla frequentazione dei quadri del partito repubblicano. Gran parte dei papabili per il suo esecutivo sono non affiliati, e non hanno precedenti esperienze di governo. Il vice presidente eletto Mike Pence ha preso in mano ieri le redini della squadra di transizione, della quale fanno ora parte ufficialmente anche i figli di Trump Donald Jr. ed Eric, e il genero Jared Kushner, del quale si parla come il possibile nuovo capo di gabinetto. Le ha rilevate da Chris Christie che la guidava dallo scorso marzo, un mese dopo il getto delle spugna nella corsa delle primarie. Resterà ora da vedere il destino di Peter Thiel che secondo le indiscrezione era stato considerato nello stesso ruolo. Thiel dice che in ogni caso non è interessato a proseguire l'esperienza di collaborazione con Trump entrando nel governo, ma il sodalizio tra i due è molto forte. L'imprenditore di IT è l'unica breccia nel muro compatto di oppositori che Trump ha nella Silicon Valley, certamente l'unico ad aver mai pronunciato il concetto secondo il quale «dare il voto alle donne è stato un danno per la democrazia americana». La carica di capo del gabinetto sarebbe ora contesa dal presidente del comitato nazionale del partito repubblicano Reince Priebus a Corey Lewandowsky, il primo tra i direttori della campagna di Trump. Lewandowsky fu costretto alle dimissioni sotto il peso di una incriminazione per atti di violenza nei confronti di una giornalista.
Trump ha sempre considerato strumentale l'iniziativa del giudice, e sa di dovere al suo collaboratore un atto di gratitudine. La scelta di Rudolph Giuliani sembrava cosa fatta per la Giustizia, ma lo stesso ex sindaco di New York ammette che ci sono almeno altri tre candidati: il senatore dell'Alabama Jeff Session, l'avvocato di Stato Palm Bondi alla quale Trump è legato da una legittima suspicione per via del processo contro la Trump University, e lo stesso Christie, in odore di una poltrona da quando ha preso la misura suicida per un politico americano di aumentare le tasse sulla benzina nello stato del New Jersey. La decisione è stata letta come l'ultimo atto prima di lasciare il governatorato dello stato.

LE ALTRE CONTESE
Altre contese sembrano in corso per l'assegnazione del segretariato dell'Interno, già in ballo tra il petroliere Forrest Lucas e la ex modella-governatrice-attivista Sarah Palin. Il mogul dell'idro fratturazione Robert Grady e la governatrice dell'Oklahoma Mary Fallin sono ora anche in lizza, con l'unica certezza che la linea perseguita da ognuno di loro sarebbe anti ambientalista e per un utilizzo degli idrocarburi deregolato. Le indicazioni che vengono per il Tesoro sembrano contraddire le bordate che Trump ha sparato nei comizi elettorali contro l'establishment di Wall Street. I nomi in circolazione sono tutti di papaveri delle banche e della finanza, a partire da Mnuchin (Goldman Sachs) a Dimon (JP Morgan), al veterano Carl Icahn, amico personale del nuovo presidente americano, e protagonista di cordate industriali per gli ultimi quattro decenni.
Un altro alleato ed ex concorrente alle primarie: il neurochirurgo Ben Carson, sarebbe stato scelto per la poltrona del ministero per l'Educazione. Carson durante la campagna si era pronunciato in favore della riduzione della scuola pubblica, in favore dell'espansione della rete delle charter schools, istituti finanziati con i fondi pubblici, ma svincolati dal controllo centrale dei ministeri statali.

 
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