Al ritmo attuale di emissioni nocive, spiegano gli esperti, già entro 15 anni la metà degli oceani risulterà alterata, con esiti negativi su ogni abitante del mare, dalle alghe più piccole alle balene. Ed entro il 2050 questa percentuale salirà all’86 per cento. In conseguenza, le acque di quattro quinti degli oceani diventeranno più acide, più calde, e con livelli di ossigeno sempre minori.
Le potenziali ripercussioni, fa notare il quotidiano della Santa Sede, ricadranno principalmente sulla catena alimentare e, come in un circolo vizioso, anche sul clima. Gli ecosistemi marini, sottolineano gli scienziati, sono infatti la fonte principale di proteine, di cibo, per una persona su sette nel mondo. Senza contare la funzione di regolazione che gli oceani svolgono sul clima terrestre, assorbendo e immagazzinando l’anidride carbonica dell’atmosfera.
Il quadro generale si presenta decisamente drammatico. Secondo i ricercatori, con l’adozione di azioni volte a contenere i cambiamenti climatici e a mitigarne gli effetti, come quelle promesse dalle nazioni che hanno siglato gli accordi di Parigi, le alterazioni previste rallenteranno. Un obiettivo necessario che potrebbe fare «guadagnare» vent’anni agli oceani, una finestra di tempo che potrebbe permettere a più creature marine di adattarsi, per esempio a migrare verso regioni con condizioni più favorevoli.
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