Scuola, troppe prof donne: ora l'Ocse bacchetta l'Italia

Scuola, troppe prof donne: ora l'Ocse bacchetta l'Italia
di Lorena Loiacono
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Giovedì 23 Marzo 2017, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 08:24
L'insegnamento, nelle scuole, si declina esclusivamente al femminile. La maestra così come l'educatrice e la professoressa sono sempre e solo donne, dall'asilo alla scuola superiore. Altro discorso vale, invece, nelle università dove la presenza maschile tra i docenti è più forte ma per il maestro non c'è scampo: ormai, è in via di estinzione. Un fenomeno tutto da studiare, quindi, quello che investe le scuole dell'obbligo dove la cattedra viene affidata di norma ad una donna. È così in tutti i Paesi dell'area Ocse, l'Organizzazione per lo sviluppo economico, che nella sua recente pubblicazione Gender imbalances in the teaching profession riporta i dati degli squilibri di genere nella professione del docente ed evidenzia come, in quasi 7 casi su 10, a far lezione sia una donna.

IN CRESCITA
Il fenomeno è in evidente crescita: in dieci anni infatti, dal 2005 al 2014, la presenza femminile nelle aule scolastiche è cresciuta dal 62% al 68%. La percentuale è più alta nella scuola materna e va via via diminuendo con il crescere del grado di studio. È più difficile, quindi, trovare un educatore maschio all'asilo piuttosto che un professore maschio al liceo. Nella scuola dell'infanzia infatti, tra i ventidue Paesi dell'Europa che aderiscono al Trattato di Schengen, gli insegnanti sono praticamente tutte donne con una percentuale del 97%, alla scuola elementare la percentuale scende all'85% mentre alle medie arriva al 68% e alle superiori scende al 58%.

Che cosa comporta una tale presenza femminile nelle cattedre italiane? Potrebbe influenzare il rendimento degli studenti. In che modo, se positivo o negativo, per il momento non chiaro. A lanciare l'allarme sono gli esperti dell'Ocse che, da Parigi, hanno spiegato: «Persistenti squilibri di genere nella professione di insegnante hanno sollevato una serie di preoccupazioni. Paesi come il Regno Unito hanno attuato politiche che incoraggiano l'assunzione di insegnanti di sesso maschile. Data l'entità del fenomeno sarebbe interessante indagare il potenziale impatto del divario di genere nell'insegnamento, per esempio, sui risultati di formazione o di carriera».

IL CASO ITALIA
Se il dato medio dei paesi Ocse è preoccupante, quello italiano merita ancora più attenzione visto che in cattedra, da Nord a Sud, il predominio è assolutamente femminile. Nelle scuole italiane, infatti, la presenza delle donne è ancora più forte, basti pensare che il maestro all'asilo non raggiunge l'1%. Si ferma allo 0,7%. Praticamente non ce ne sono. Alla primaria sono appena il 3,64%, alle medie il 22% e alle superiori non arriva al 35%. La media italiana quindi, a fronte di quella Ocse del 32%, è del 17,3%: le donne rappresentano l'82% degli insegnanti italiani.

LE CAUSE
Perché è tanto forte in Italia la femminilizzazione della scuola? Da un lato uno dei motivi può essere l'orario di lavoro, che si concilia bene con quello della famiglia, dall'altro le scarse possibilità di carriera del corpo docente poco appetibili per un capofamiglia. Uno stipendio medio di un insegnante, sui 1300 euro netti al mese, non basterebbe mai a mantenere moglie e figli, qualora lo stipendio in famiglia fosse uno solo. E, con lo stesso principio, si fugge dai tanti anni di precariato che si prospettano per un aspirante docente. Un divario di genere che dovrebbe preoccupare, infatti, anche in termini di carriera: non è un caso che nelle scuole medie a fronte del 22% di docenti uomini la presenza maschile tra i presidi salga al 45%.
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