Report anti-vaccini, la Rai sotto accusa

di Silvio Garattini
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Mercoledì 19 Aprile 2017, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 00:30
Si riapre di nuovo una polemica nel mondo dei vaccini a causa di una trasmissione televisiva che ha messo l’accento sui dati disponibili per un determinato vaccino (contro l’Hpv). 

Per evitare malintesi, distorsioni e cattive interpretazioni, ribadiamo per l’ennesima volta il convincimento - non solo personale, ma della comunità scientifica - che non vada messa in discussione l’efficacia dei vaccini classici, quelli raccomandati, per cui i benefici sono di gran lunga superiori agli eventuali effetti collaterali e tossici.

Parliamo per intenderci dei vaccini contro il tetano, la difterite, il morbillo, la rosolia, l’epatite B, la poliomielite, per indicare i principali.

I problemi sono sorti invece per il vaccino contro Hpv, cioè il vaccino contro il papilloma virus. Esistono in Italia due preparati commerciali che agiscono tuttavia solo su alcuni sottotipi dei virus che possono generare il tumore del collo dell’utero. Questo vaccino viene proposto alle giovani ragazze, ma poiché il virus viene trasmesso attraverso i rapporti sessuali si è ritenuto utile recentemente di proporre la vaccinazioni anche ai maschi. Ciò permetterà di diminuire il passaggio del virus non solo nella femmina ma anche nel maschio. Tuttavia bisogna dire con chiarezza che la prova del reale beneficio del vaccino, e cioè la riduzione dei tumori, la potremo avere solo fra molti anni, perché il virus richiede tempo prima di estrinsecare i suoi danni. Proprio il fatto che si tratta di un intervento preventivo, di cui non si conosce appieno l’efficacia, pur essendo questa molto probabile, è importante essere sicuri che non vi siano effetti tossici rilevanti. 

E qui viene l’oggetto della trasmissione Report che riporta quanto ha segnalato in un rapporto il professor Gøtzsche, danese, secondo cui l’Agenzia Europea per i Farmaci non ha tenuto conto di tutte le segnalazioni di effetti tossici riportate dall’Agenzia danese del farmaco. Ciò pone il problema della necessità di una maggiore trasparenza. Ma soprattutto questa è l’occasione per sollevare un problema di natura più generale. La ricerca scientifica è molto orientata a stabilire gli effetti benefici dei farmaci, mentre si basa sostanzialmente sulle segnalazioni spontanee dei medici e dei pazienti per quanto riguarda gli effetti collaterali. Naturalmente è diversa la situazione quando si valuta un farmaco e quindi anche un vaccino in uno studio clinico controllato rispetto a quando il farmaco viene utilizzato nella pratica clinica quindi in associazione con altri farmaci con possibili interazioni e in ammalati con un diverso grado di gravità della malattia. 

Pertanto, è importante che non ci si limiti alla raccolta spontanea degli effetti collaterali, ma si facciano adeguate ricerche di farmacovigilanza attiva, cioè si vadano a ricercare gli effetti tossici con le stesse metodologie che si impiegano per valutare i benefici. Questa attività che oggi è molto insoddisfacente a livello sia europeo che italiano non va lasciata solo all’iniziativa dell’industria farmaceutica, ma va realizzata da enti pubblici e privati indipendenti. Solo così si potrà avere una valutazione più chiara del rapporto tra benefici e rischi. 

Non si tratta di suscitare allarmismi, ma si deve fare in modo che il pubblico sia certo che la ricerca è realizzata in modo obiettivo e che anche gli eventuali effetti tossici siano resi noti. Naturalmente tenendo conto del fatto che un vaccino protegge da una infezione ben definita e ovviamente non protegge da tutte le malattie che colpiscono in ogni caso anche i non vaccinati. Proprio per queste ragioni, la ricerca sugli effetti tossici deve essere particolarmente critica, di alto livello scientifico e indipendente.
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