Gentiloni a Washington: pressioni sulla Turchia per Del Grande

Gentiloni
di Marco Conti
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Giovedì 20 Aprile 2017, 17:02 - Ultimo aggiornamento: 21:12

dal nostro inviato
WASHINGTON  «Spero che il problema venga risolto rapidamente.«È l'esempio del fatto che c'è bisogno di un impegno per un processo inclusivo della popolazione turca, per il rispetto dei diritti fondamentali». Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è a Washington dove nel pomeriggio incontrerá il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. In mattinata  n incontro presso il "Center for strategic e international studies di Washington, e la presa di posizione sulla vicenda che vede coinvolto Gabriele Del Grande, il giornalista italiano fermato da giorni in Turchia

Nel suo discorso Gentiloni affronta le più spinose emergenze internazionali a cominciare dalla Libia che «rimane in cima alle nostre priorità. Paese in cui più chiari sono gli errori della nostra visione passata. La partnership Italia-Usa non solo è un'opportunità ma un dovere». Per Gentiloni «adesso è il momento per Usa e Italia di lavorare insieme per stabilizzare la situazione in Libia». Dalla Libia al problema dei migranti. Secondo il presidente del Consiglio «la situazione  è drammatica. Negli ultimi tre anni sono stati 500 mila i migranti salvati in mare», ma serve «mitigare la tempesta» risolvendo «alla radice» il problema.

Nel discorso, sul tema «Security in the Mediterranean as a Cornerstone of Global Stability: The Common Engagement of Italy and the United States», Gentiloni ribadisce la ricetta italiana, che richiede anche la collaborazione Usa. Le priorità indicate dal presidente del Consiglio sono tre: «La gestione efficace dei flussi di migranti verso l'Europa, la stabilizzazione del Medio Oriente e dell'Africa e la lotta contro il terrorismo e in particolare Daesh: l'approccio multidimensionale della coalizione guidata dagli Usa dimostra di essere efficace».

Secondo Gentiloni serve «cooperare per evitare conflitti e gestire meglio le crisi». I bombardamenti ordinati dal presidente Trump in Siria sono stati «una risposta motivata all'uso di armi chimiche, un messaggio chiaro per Assad e credo che fosse la cosa giusta da fare», ma per il premier «questo però, non vuol dire, dal nostro punto di vista, che sia immaginabile una soluzione militare alla crisi siriana. È arrivato il momento di accelerare verso un reale negoziato» ma è «irrealistico» pensare che si possa cercare una soluzione senza «un più costruttivo impegno della Russia per cercare una soluzione politica».

Ed è probabilmente anche di questo che avranno da parlare Gentiloni e Donald Trump. 

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