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di Luca Cifoni

La speranza di vita? Non aumenta all'infinito

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Giovedì 20 Aprile 2017, 22:30 - Ultimo aggiornamento: 22:31
Negli Stati Uniti il ciclo si è invertito già da un po': più o meno dall'inizio del secolo il tasso di mortalità ha ripreso a crescere tra i bianchi non ispanici, dopo un calo durato molto a lungo, traducendosi anche in una riduzione della speranza di vita. Il tema è analizzato in questo interessante paper di due studiosi dell'Università di Princeton, che dopo aver ricordato l'andamento divergente della mortalità tra i laureati e il resto della popolazione, introducono come fattore di spiegazione dell'andamento della mortalità il concetto di "svantaggio cumulativo" in ambiti diversi, dal mercato del lavoro al matrimonio all'educazione dei figli.

E in Italia? I segnali sono ancora contrastanti. Dopo decenni di incremento della speranza di vita alla nascita (era a circa 70 anni per gli uomini e a 76 per le donne quarant'anni fa) nel 2015 c'era stata una sorprendente inversione di tendenza in coincidenza con un altrettanto inatteso picco della mortalità. Ma lo scorso anno - sono gli ultimi dati da poco resi disponibili dall'Istat - è ripresa l'avanzata, che ha portato ai nuovi record storici: 80,6 anni per gli uomini e 85,1 per le donne. I valori non sono però uguali dappertutto: nella Provincia di Trento si può contare su quasi tre anni da vivere in più rispetto alla Campania. Va ricordato che da noi il concetto di speranza di vita (in particolare quella a 65 anni) condiziona anche il sistema previdenziale: al crescere nel tempo di questo indicatore si sposta in avanti nel tempo l'età per la pensione e si riduce l'importo degli assegni.
 
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