Latina, gli arredi anni Settanta di Tonino D'Erme: riemerge dagli archivi il capoluogo sparito

Pietro Cefaly
di Vittorio Buongiorno
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Venerdì 19 Maggio 2017, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 18:07
La Casa dell'Architettura compie vent'anni e lo ricorda partecipando alla settima Giornata Nazionale degli Archivi di Architettura, con una mostra al Garage Ruspi. Cosa c'entra l'evento con la discussione rilanciata in queste settimane con l'idea di tornare al nome originario della città, ovvero Littoria? C'entra, moltissimo, perché ci aiuta a ricordare un pezzo di passato recente, riportando alla luce i progetti per interni di negozi elaborati da Tonino D'Erme, tra il 1968 e il 1980. L'operazione è stata possibile perché questi progetti sono «una parte importante e cospicua del Fondo D'Erme conservato presso la Casa dell'Architettura» ricorda Pietro Cefaly, «l'istituto di cultura urbana fondato per promuovere l'affermazione e la diffusione dei principi civili che trovano sintesi nella città intesa come aspirazione collettiva». La mostra del patrimonio archivistico si propone proprio questo: «L'obiettivo di indurre a una maggiore sensibilizzazione nei confronti di un patrimonio culturale, quello dell'architettura di interni, che ha avuto, fin dagli anni 20, un ruolo strategico nella definizione di una via italiana all'architettura moderna».

Eccolo il punto. «A Latina, città nuova progettata dall'architetto Oriolo Frezzotti , autore tra l'altro della quasi totalità degli edifici di fondazione, la mostra acquista un significato ulteriore che risiede nello sforzo, organizzato e paziente, indirizzato verso l'esplorazione sistematica dei tanti fondi privati delle diverse figure professionali che hanno contribuito, con opere e idee alla costruzione della città che abbiamo ereditato» spiega Cefaly che della Casa dell'Architettura è fondatore e direttore scientifico. Parliamo quindi del dopo Littoria, insomma, e il dopo, ricordiamolo, è un periodo lungo settantadue anni sotto il nome di Latina, a fronte dei 13 del periodo fascista trascorsi sotto il nome di Littoria.

«Una riflessione disincantata urge» dice Cefaly, architetto, uomo di cultura e di sinistra. Ha ovviamente le sue idee, ma come dargli torto quando dice che, «bisogna conoscere le carte del nostro passato, anche recente, prima di parlare. Solo mettendo in fila tutte le cose riusciremo ad avere un giudizio attendibile». Ed è l'operazione che in silenzio, da vent'anni,. la Casa dell'Architettura sta portando avanti.
I negozi in questione fanno parte del nostro immaginario, ma in larga parte non esistono più. C'è la Casa Veneta, ad esempio, il negozio di abbigliamento che si è trasferito alcuni anni fa in via Cialdini, quello originario in via Eugenio di Savoia era stato progettato da D'Erme ed era uno spettacolo. Poi c'è il progetto di Cinelli, il negozio sotto i portici di Corso della Repubblica, l'unico che si è salvato. E poi l'Andreoli di via Tommaseo, tra l'altro chiuso pochi mesi fa. E infine Martignago, il negozio di scarpe chiuso ormai da tempo. Anni Settanta e anni Ottanta, una Latina molto vicina a noi eppure così poco esplorata da sparire prima dagli occhi e poi dalla memoria. Ecco perché la mostra è da non perdere. E' visitabile da oggi al 21 maggio, tra le 9.30 e le 12.30 e 16.30 e le 19.30.
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