L'ex assessore Barelli: «Le condizioni del cinema Genio? Sono il simbolo dell'amministrazione Michelini»

L'esterno del cinema Genio
di Andrea Arena
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Martedì 11 Luglio 2017, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 11:21

«Le condizioni del cinema Genio? E' la rappresentazione plastica, il simbolo, dell'amministrazione Michelini». E poco importa se Giacomo Barelli fino a qualche mese fa è stato parte di quell'amministrazione, come assessore: oggi, che Viva Viterbo è fuori dalla maggioranza, Barelli è comunque “l'ultimo ad essere entrato nel teatro”. Quando il Comune ne riprese possesso, nel febbraio 2015, infatti, Barelli c'era, così come nei sopralluoghi successivi.

«Lo riprendemmo in carico e lo trovammo ridotto malissimo. Guano, spazzatura, le poltrone dell'ultimo ordine che mancavano – ricorda l'attuale portavoce di Viva Viterbo – Così ce lo aveva lasciato chi l'aveva avuto in gestione, e ci sono le foto a testimoniarlo. Ma è anche vero che da allora, da quello che ho letto su Il Messaggero – le cose non sono cambiate. Anzi, mi sembrano essere peggiorate». E lo confermano coloro che hanno la sfortuna di abitare nei pressi dello storico teatro, diventato ormai immensa voliera – al coperto – per tutti i piccioni del capoluogo. Con tutti i relativi rischi per la salute pubblica e per la sicurezza. Possibile che il Comune non abbia mosso più un dito? Si tratterebbe al massimo di mandare un paio di operai a sistemare le finestre: «Un intervento minimo, ma necessario – concorda Barelli – onde evitare che qualche vetro, o peggio, cada in testa a qualcuno. Dovrebbe essere il settore Patrimonio ad avvertire i Lavori pubblici, non so se l'abbiano fatto». Gli abitanti di via della Volta Buia e strade adiacenti dicono che le loro telefonate agli uffici per ora non hanno sortito effetti, le immagini confermano.

Poi ci sarebbe il dibattito (inutile e stucchevole, visto come stanno le cose) sul futuro del Genio. «La proposta di Viva Viterbo era quella di darlo ad un privato, che ci avrebbe investito dei soldi. Poi ognuno avrà la sua idea, spesso pretestuosa, ma l'unico scenario concreto era quello proposto da noi, tanto che la proposta del privato è protocollata agli atti. Non faccio il nome pubblicamente, ma un soggetto interessato, e all'altezza della situazione, c'era, ed è scritto. Perché non abbia avuto ascolto, be', questo è un altro discorso. Magari più politico che pratico», conclude Barelli.
Se non fosse così puzzolente, la storia del Genio sarebbe geniale. Appunto.

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