Valerio, l'atleta down eroe: «Annegava, l'ho salvata»

Valerio, l'atleta down eroe: «Annegava, l'ho salvata»
di Vittorio Buongiorno
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Domenica 16 Luglio 2017, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 14:36

LATINA Polo bianca, bermuda e scarpe da runner, perché Valerio è un atleta. Ha 17 anni e la sindrome di down, ma l'altro pomeriggio a Sabaudia non ha esitato neppure un attimo. «Le bimbe stavano annegando, papà e Gaia ne hanno salvata una, io sono andato dall'altra» racconta, divertito di tutto il clamore seguito alla notizia. Quando gli chiedi, ma perché l'hai fatto? «Perché stava annegando, il mare era mosso ed era pericoloso», risponde perché per lui è stata la cosa più normale del mondo. D'altra parte, l'acqua è il mondo di Valerio, che sia piscina o mare poco importa. Oltre ad allenarsi da quando aveva tre anni, ha anche fatto un corso di salvamento e così, l'altro pomeriggio a Sabaudia, alla Bufalara, sapeva già cosa doveva fare. «L'ho presa per il collo e ho nuotato all'indietro» racconta. «A dorso» gli dice Emilia, la mamma che è seduta accanto a lui. E poi? «Poi l'ho data ai bagnini». E che ti hanno detto? «Mi hanno detto bravo e poi mi hanno offerto una cocacola e un gelato, ho preso il Piedone alla fragola» dice ridendo.

I COMPLIMENTI
In tanti si sono complimentati con questo ragazzino dal fisico asciutto da nuotatore, ma non la mamma delle bambine salvate. «Neppure un grazie, ma pazienza», commenta il papà di Valerio, Giovanni Catoia, brigadiere capo della Guardia di Finanza che stravede per suo figlio. «Non mi aspettavo tutto questo clamore, racconta. Ma sono contento per Valerio, se lo merita».

IL TELEFONINO
Da ieri mattina il telefonino non ha fatto che suonare ininterrottamente. «L'ho acceso alle 8 e subito prima telefonata. Rispondo e mi dicono: sono Malagò». Il presidente del Coni. D'altra parte l'aveva scritto su twitter la sera prima, ma i complimenti a Valerio ha voluto farli anche al telefono. «Vuole incontrare Valerio, a Roma, o forse a Sabaudia». E anche i sindaci di Sabaudia e di Latina hanno detto al papà che vogliono premiare Valerio. E poi il ministro Lotti e il presidente del Comitato paralimpico Pancalli. Valerio è un esempio, ma per lui è stato assolutamente normale quello che ha fatto: «Il mare quando è mosso è pericoloso, le bambine erano troppo lontane» racconta. «E vi assicuro che la corrente era davvero forte - aggiunge il padre - ho fatto fatica, quando ho raggiunto la bambina a tornare indietro, ha dovuto aiutarmi mia figlia». Gaia, 11 anni, nuotatrice provetta anche lei. «Anche se ora fa taekwondo» dice dispiaciuto Valerio. Già, perché Latina ha problemi seri con l'impianto comunale con la piscina esterna chiusa da un anno per un contenzioso con il gestore. Le fasce sociali in cui si allena Valerio sono salve, ma quelle per il nuoto agonistico sono relegate in orari impossibili. «Alle cinque di mattina o alle nove di sera, Gaia ha preferito lasciar perdere» ammette la mamma.

Valerio no. Non vede l'ora che sia settembre per ricominciare. «E' lunga fino a settembre - dice pensieroso - adesso c'è il mare». Non è la stessa cosa per lui che si allena cinque volte a settimana, due ore per quattro giorni e un'ora il sabato. Una media di ottanta vasche a turno. Con un solo obiettivo: «Devo abbassare i tempi». Lo ripete: «Devo abbassare i tempi».

L'ALLENATORE
E' quello che gli chiede il suo allenatore, Roberto Cavana, il trainer dell'Hyperion che ha messo in piedi una squadra di ragazzi che partecipano con la Polisportiva alle gare della Fisdr, la Federazione italiana sport disabilità intellettiva relazionale, aderente al Comitato paralimpico. E poi c'è la scuola. Il liceo pedagogico Manzoni a Latina. «Una bella scuola, grande» dice Valerio. Il ragazzo sa quello che vuole e non ha paura di dirlo. Accanto al cancello di casa ha affisso un foglio battuto a macchina in cui chiede gentilmente ma con fermezza ai proprietari dei cani del quartiere di evitare di far fare la pipì nel vano del portone: «Perché mi fa schifo, grazie». Firmato Valerio.