Sbarchi continui, sindaci in rivolta preparano presidio davanti hotel dei migranti

Sbarchi continui, sindaci in rivolta preparano presidio davanti hotel dei migranti
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Domenica 16 Luglio 2017, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 08:13

Alta tensione sui migranti, con i sindaci dei Nebrodi, nel messinese, sul piede di guerra. A Castell'Umberto, dopo la protesta ieri del primo cittadino Vincenzo Lionetto Civa e di alcuni abitanti davanti all'ex albergo «Canguro», situato nel comune confinante di Sinagra e nel quale sono stati portati 50 migranti, i primi cittadini dei Nebrodi si sono riuniti e hanno deciso di effettuare un presidio permanente, ma senza blocchi, davanti all'hotel, in attesa di una convocazione della Prefettura. E la convocazione è arrivata: la riunione si terrà il 20 luglio. Il sindaco di Castell'Umberto chiede che i migranti siano spostati il più presto possibile e lamenta il fatto di non essere stato messo al corrente degli arrivi.

Ma dalla Prefettura di Messina fanno sapere che per ora non è previsto alcun trasferimento. «Al momento non vediamo l'esigenza di questa scelta», ha dichiarato il capo di Gabinetto Caterina Minutoli. L'asse dei primi cittadini non appare del tutto compatto: «Ma non mi risulta che l'iniziativa del presidio coinvolga tutti i sindaci dei Nebrodi», dichiara Nino Musca, primo cittadino di Sinagra. Ma il problema resta. A dare manforte agli amministratori locali è il leader della Lega, Matteo Salvini: «Fanno bene. Quando saremo al Governo difenderemo i confini». Lunedì sera Salvini sarà a Civitavecchia, dove si è aperto un altro fronte sul tema hotspot. Il sindaco M5s Antonio Cozzolino e gli abitanti contestano la possibile istituzione di un centro per l'identificazione dei migranti. Nel contempo Cozzolino attacca Salvini, lo informa che «l'unica invasione di cui Civitavecchia ha paura é quella di razzisti, approssimativi e qualunquisti»; e lo avverte: «Comincia a correre... ma lontano da Civitavecchia».

Il presidente del Pd, Matteo Orfini, getta acqua sul fuoco: «È importante avere gli hotspot per verificare i numeri e chiedere aiuto all'Europa». Ma «non ci devono essere allarmi, tutto verrà discusso con le amministrazioni». Di ben altro avviso Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, che dice «basta: noi non vogliamo parlare più di dove accoglierli o farli sbarcare» ma «solo di come impedire ai barconi di partire». La Ue ha dato intanto il via libera al codice di condotta delle Ong per i soccorsi in mare ai migranti. L'ok, di cui si è saputo oggi, è arrivato giovedì 13 luglio a Bruxelles, nella riunione tra una delegazione italiana, rappresentanti di Frontex e della Commissione Ue. Il testo definitivo sarà varato in settimana e una delle principali novità è che potrebbe includere l'istanza italiana di avere ufficiali di polizia giudiziaria a bordo delle navi delle Ong quando le autorità competenti ne facciano richiesta. Il codice ha visto varie bozze prima di approdare a una versione condivisa che rispetto alla prima contiene alcune modifiche, anche nei termini scelti; le indicazioni basilari e i principi portanti sono chiari: divieto di entrare nelle acque libiche e di trasferire i migranti soccorsi su altre navi, regolamentazione dei segnali luminosi, trasparenza sui finanziamento, certificazioni di idoneità tecnica, obbligo di trasmettere le informazioni alle autorità di polizia italiane per l'attività investigativa. A chi non sottoscriverà il documento, potrà essere vietato l'attracco nei porti italiani. Dovrà essere invece risolta con una trattativa nelle prossime due settimane la questione dei porti di sbarco delle persone salvate dalle navi militari dell'Operazione Sophia.

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