Caos leggi, troppe e scritte male: molte restano inapplicate

Caos leggi, troppe e scritte male: molte restano inapplicate
di Diodato Pirone
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Domenica 13 Agosto 2017, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 12:10

Il Parlamento produce, anche troppo. Il punto è come. Innanzitutto con tempi troppo lunghi: in media quasi due anni per far arrivare una legge in porto. L’iniziativa legislativa nell’80% dei casi deriva dal governo, nonostante la Costituzione assegni al Parlamento questo ruolo. Un’analisi dall’inizio della legislatura ad oggi mette però soprattutto in luce un dato: il progressivo scadimento della qualità della legislazione. Articolati-monstre, continui rimandi a testi di legge precedenti che rendono la norma inintellegibile, l’inserimento di misure rubricate “bis”, “ter” e “quater” perché infilate all’ultimo momento senza alcun coordinamento, perfino l’uso di un italiano troppo spesso scadente. Non è solo una questione di stile. Il punto è che le nuove leggi non sono neanche in grado di camminare da sole. Solo in un caso su tre sono direttamente applicabili: la percentuale di autoapplicabilità è crollata al 37,9%, un dato che fa piazza pulita di tuti gli sforzi degli anni passati per ottenere norme efficaci direttamente senza bisogno di decreti o regolamenti. 

I DATI
Innanzitutto i dati complessivi, dunque. Si fabbricano normative come in una efficiente catena di montaggio, tanto che dall’inizio della legislatura (15 marzo 2013) a metà dello scorso giugno sono state sfornate ben 315 leggi alla media di 6,2 al mese o, se si vuole, di una ogni 5 giorni. 
Il dato è ufficiale poiché è stato bollinato dall’Osservatorio sulla legislazione del Servizio Studi della Camera. Che racconta addirittura di un livello vertiginoso di produttività dei nostri quasi 1.000 parlamentari. Alle 315 leggi, infatti, va aggiunto il varo di 212 Decreti legislativi; 96 decreti legge e 29 regolamenti di delegificazione. Per un totale di 652 provvedimenti prodotti alla media di quasi 13 al mese. In pratica uno ogni due giorni.

MADE IN PALAZZO CHIGI
Circa l’80% della produzione legislativa italiana deriva però, come si diceva, dall’attività di governo. Secondo gli esperti accade così anche in altri paesi europei, tuttavia resta il fatto che il Parlamento di suo ha portato a casa poco più di una sessantina di leggi e ha poi approvato una legge di iniziativa popolare e una di iniziativa regionale. Il resto è “made in palazzo Chigi”.
Diverso il discorso per la qualità della legislazione. Gli addetti ai lavori generalmente la giudicano mediocre. Ma è impossibile trovare un organismo neutro che bocci o promuova le leggi in base alla loro qualità. Un vero peccato.
Tanto più che le Camere dispongono di appositi uffici nati con l’obiettivo di supportare i legislatori. E non solo loro. Recentemente il Senato ha aperto un ufficio dedicato alla VIL, la Valutazione dell’Impatto delle Leggi con una marea di dati facilmente consultabili sul sito dell’istituzione. 

CODICILLI
A dar retta a chi frequenta le Camere, però, ad incidere sulla qualità della legislazione è un fenomeno sempre più diffuso negli ultimi anni, ovvero quello di codicilli ed emendamenti scritti da lobbisti fuori dal Parlamento e poi infilati all’ultimo minuto nel decreto di turno da parte del parlamentare di turno compiacente. 
Tuttavia, il principale problema delle leggi più importanti resta quello della loro effettiva applicazione. Non a caso su questo punto vigila un apposito ufficio di Palazzo Chigi che da quest’anno ha “imposto” a tutti i ministeri di scrivere le leggi in modo tale che, fin dal momento del loro concepimento, sia più facile attuarle. La percentuale di autoapplicabilità delle leggi proposte del governo ha raggiunto il top del 63% nel 2016 per poi scendere al 37,9% nella prima metà di quest’anno.

L’Osservatorio del Servizio Studi della Camera mette inoltre in evidenza il diverso trattamento riservato ai vari canali legislativi in termini di tempo. Fatta salva la velocità assicurata per i decreti legge che devono essere approvati o respinti entro 60 giorni, spicca la corsia privilegiata riservata alle leggi istitutive di Commissione d’inchiesta che nonostante il doppio passaggio di Camera e Senato hanno richiesto appena 112 giorni d’esame mentre il tempo necessario per leggi che il Servizio Studi definisce come “innovative” o “incrementali” arriva a sfiorare i 680 giorni d’esame.

LA DOPPIA LETTURA
Un altro problema è infine rappresentato dalla doppia lettura delle leggi italiane (caso pressoché unico in Europa). Tant’è che in questo momento ci sono una novantina di proposte di legge approvate finora in un ramo del Parlamento che attendono il via libera definitivo nell’altro. In questo momento, ad esempio, l’agenda del Senato - almeno in teoria - è ricchissima di provvedimenti già esaminati da Montecitorio: si va dallo Ius Soli, alla legge Richetti sul ricalcolo dei vitalizi, dalla legittima difesa al testamento biologico.

Tutte leggi delicatissime che hanno registrato polemiche violente durante il loro esame. Un clima conflittuale che non ha impedito al governo Gentiloni di incassare negli ultimi giorni di attività del Parlamento prima delle ferie una serie di successi a tambur battente. in pochissimi giorni, infatti, sono diventate leggi dello Stato: il decreto vaccini; quello sul salvataggio delle banche venete; il decreto per il Sud che conteneva anche nuovi finanziamenti per le Province; la legge di delegazione europea e anche quella sulla concorrenza che porterà fra un anno l’obbligatorietà delle scatole nere sulle auto. E sullo sfondo già si profilano le due sfide legislative più importanti dei prossimi mesi: la legge elettorale e quella Finanziaria o di Stabilità. Sulla cui qualità il giudizio non potrà che essere più politico che tecnico.

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