Corea del Nord, Onu approva nuove sanzioni: stop parziale a esportazioni di petrolio e gas

Corea del Nord, Onu approva nuove sanzioni: stop parziale a esportazioni di petrolio e gas
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Martedì 12 Settembre 2017, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 11:27

L'Onu torna a colpire la Nord Corea con nuove sanzioni. Il Consiglio di Sicurezza ha approvato all'unanimità una risoluzione che prevede il bando alle esportazioni tessili di Pyongyang e il divieto alle esportazioni di petrolio e gas naturale verso la Corea del Nord fatta eccezione per una quantità da impiegare per il sostentamento della popolazione.

La risoluzione prevede il «bando alle esportazioni tessili di Pyongyang», mentre sono state alleggerite rispetto al testo originario le sanzioni proposte su tutte le esportazioni di gas naturale e petrolio. Nel documento approvato dai Quindici, infatti, si afferma che «gli Stati membri devono vietare la fornitura diretta o indiretta, la vendita o il trasferimento alla Nord Corea di gas naturale e dei prodotti petroliferi raffinati, e Pyongyang non si deve procurare tali prodotti». Si pone tuttavia un'eccezione consentendo la «fornitura, il trasferimento o la vendita a Pyongyang di tutti i derivati del petrolio sino a 500 mila barili per un periodo di tre mesi a partire dal primo ottobre, e sino a 2 milioni di barili all'anno a partire dal primo gennaio 2018». Questo «a condizione che siano impiegati esclusivamente per il sostentamento della popolazione e che non generino profitti da investire nei programmi nucleari o balistici».

Tutti gli Stati membri dovranno inoltre vietare a loro cittadini o entità di agevolare o effettuare trasferimenti da una nave all'altra di qualsiasi merce od oggetto che vengono forniti, venduti o trasferiti da o per la Nord Corea. E si afferma che «gli stati membri non devono fornire visti lavorativi a cittadini nordcoreani a meno che non vengano approvate esenzioni caso per caso» dall'appostiti comitato. Non è invece compreso nel documento, il cui testo è stato ammorbidito per ottenere il via libera di Russia e Cina, l'inserimento del leader Kim Jong Un nella lista nera con divieto di viaggio e blocco degli asset finanziari, ma si amplia l'elenco di individui ed entità del regime soggetti alle misure restrittive.

Proprio le posizioni di Russia e Cina sono state argomento di discussione: da un lato c'è Mosca, che ha deciso di votare a favore: «la decisione è dettata dai nostri interessi», come ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Dall'altra c'è Pechino, di cui i partner, soprattutto gli USA, non si fidano: «Se la Cina non rispetterà le sanzioni dell'Onu, agiremo» ha affermato il segretario al Tesoro USA Steven Mnuchin.

«La Corea del Nord non ha ancora passato il punto di non ritorno», avverte intanto l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, precisando che «gli Usa non cercano la guerra con Pyongyang». «Il mondo civilizzato deve fare quello che la Corea del Nord non sta facendo, ossia fermare la sua marcia verso la costruzione di un arsenale nucleare. La scelta è loro. Se continueranno su questa strada continueremo ad aumentare la pressione, se decideranno di cambiare percorso il mondo vivrà in pace con loro», ha sottolineato Haley, affermando che il risultato (anche Cina e Russia hanno votato sì al documento) «non sarebbe stato possibile senza la forte relazione costruita tra il presidente americano Donald Trump e il collega cinese Xi Jinping».


«L'Unione Europea valuterà sanzioni aggiuntive» a quelle approvate dall'ONU. Questa invece la posizione comunitaria, secondo quanto espresso al Parlamento europeo dall'Alto rappresentante Federica Mogherini, secondo cui «solo una comunità internazionale unità può trovare soluzioni» alla minaccia posta dalla Corea del Nord, anche se l'obiettivo primario è arrivare a una soluzione diplomatica.

Intanto la Corea del Nord è tornata a minacciare gli Stati Uniti: «Saranno dolori e sofferenze, pagheranno un prezzo carissimo», è il monito lanciato del ministero degli esteri di Pyongyang: «Finché avremo il nostro arsenale nucleare potremo garantire la sicurezza e la pace per il nostro Paese».

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