Legge elettorale, i costituzionalisti: «Preoccupante l'inerzia del Parlamento»

Legge elettorale, i costituzionalisti: «Preoccupante l'inerzia del Parlamento»
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Martedì 12 Settembre 2017, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 18:43
«L'inerzia del Parlamento sul sistema elettorale è grave o quanto meno preoccupante». Può riassumersi così l'atteggiamento dei costituzionalisti riguardo al finora mancato intervento, pur sollecitato più volte anche dal Quirinale, per una legge elettorale identica o quanto meno omogenea sia per la Camera che per il Senato.  «Già in passato la Corte Costituzionale ha invitato a rendere più omogenee le due leggi elettorali per la Camera e per il Senato risultate dal suo duplice intervento, prima sul cosiddetto Porcellum e poi sull'Italicum - ricorda Enzo Cheli - La Consulta ha emesso le due sentenze partendo dall'esigenza di lasciare che il sistema elettorale fosse comunque immediatamente applicabile e dunque operativo, perché altrimenti si sarebbe creato un pericoloso vuoto normativo, impossibile da sostenere sulla legislazione elettorale in una democrazia», spiega.  

Cheli sottolinea che «i due tronconi di leggi elettorali potati dall'intervento dei giudici sono sicuramente applicabili subito. L'osservazione che la Corte ha fatto dall'inizio è che fosse consigliabile un intervento del Parlamento in direzione di un'opera di coordinamento delle due leggi elettorali per Camera e Senato, ma ha agito correttamente lasciando in vita due sistemi che sono perfettamente costituzionali e operativi, anche se si riconosce che questo sistema elettorale non è il migliore possibile in quanto fa correre il rischio di ottenere due risultati opposti per i due rami del Parlamento. Le preoccupazioni della Corte sono giustificabili ma questo non significa che oggi non si possa andare al voto con queste due leggi elettorali per Camera e Senato».

Osserva Giovanni Guzzetta: «Occorre distinguere due aspetti: le singole leggi elettorali per la Camera e per il Senato prese di per sé sono entrambe auto-applicative e subito operative, secondo la giurisprudenza della Corte. Ma poi c'è un secondo profilo giuridico che riguarda la combinazione delle due leggi elettorali e su questo la Corte si è già pronunciata ufficialmente, chiarendo che la Costituzione non impone al legislatore di introdurre un sistema elettorale identico per tutti e due i rami del Parlamento ma al tempo stesso esige che per il funzionamento del governo i due sistemi debbano in qualche modo non ostacolare la formazione di maggioranze omogenee».

 Dunque, «nessuno sconfinamento dei giudici nel far osservare che, al di là delle tecnicalità, occorre anche preoccuparsi del buon funzionamento dell'intero sistema e nessuna contraddizione nel confermare l'auto-applicabilità di ciascuna delle due leggi elettorali ma anche manifestare preoccupazione per il fatto che la combinazione delle due leggi possa determinare situazioni di difficile governabilità».  Certo, prosegue Guzzetta, «al comune cittadino fa effetto che il Parlamento non riesca a esprimersi con una decisione 'adultà su una nuova legge elettorale. Si potrebbe anche valutare l'opzione di un intervento chirurgico con un decreto legge del governo per avvicinare l'obiettivo di una maggiore omogeneità e uniformità delle due leggi, anche se capisco che il tema è molto delicato, specie in prossimità delle elezioni politiche a fine legislatura. Resta il fatto che l'inerzia del Parlamento sul sistema elettorale è grave e irresponsabile».

Concorda Fulco Lanchester: «Le preoccupazioni che sembrano emergere da parte dei giudici della Consulta sono legittime e del resto erano apparse nella parte conclusiva della stessa sentenza della Corte dove si collegavano al tema della omogeneizzazione del sistema elettorale per le due Camere. Resta però che questa omogeneizzazione è difficile da ottenere sul piano politico, con i diversi interessi di 'bottegà dei vari partiti che si scontrano e finiscono per annullarsi».  Anche se «tutto è ancora possibile», tuttavia «è alta la probabilità che si resti al palo. Però, la legge elettorale è una parte fondamentale di tutto l'impianto di rappresentanza e di traduzione del voto democratico in seggi parlamentari. E la Corte Costituzionale con le sue sentenze decide soltanto 'tagliandò le leggi o parti di esse e non cucendo».  Per Lanchester, «rendere ora le due leggi simili è molto difficile, perché ci sono molti elementi che non si rispecchiano: penso ad esempio alle preferenze, al premio di maggioranza, alla soglia di sbarramento. molto più facile sarebbe allora scegliere di adottare uno dei due sistemi e renderlo valido per entrambi i rami del Parlamento».
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