Rieti, alla scoperta
del Centro Jobel
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Centro Jobel
di Fabiana Battisti
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Venerdì 13 Ottobre 2017, 14:50

RIETI - Nasce nel 1998 a Roma la cellula originaria del Gruppo Jobel. Trova la sua fondazione stabile nel 2000 da un’idea del regista Lorenzo Cognatti. Nei primi anni tanti sono i nomi mai definitivi che assume. Poi, la strada si delinea. “Volevamo utilizzare le arti performative, non solo per intrattenere. L’emozione è un mezzo per riflettere insieme portando in scena tematiche come: famiglia, ambiente, dialogo pacifico tra le religioni. Nello spettacolo le persone sono propense ad ascoltarti.” ricorda Gabriele Tozzi, della direzione generale. Dall’ebraico Jobel, ariete; Jobil, richiamo; Jobal, remissione.
 

 

Il Gruppo si battezza Jobel, nel 2000, anno giubilare, con l’intento di suonare il corno della Liberazione come richiamo, secondo l’Antico Testamento, ma per i suoi spettatori, creando una dimensione sospesa e immersiva nella realtà e nelle sue problematiche, possibile solo attraverso l’arte; “Metamorphosis”, ultimo spettacolo tra uomo e ambiente, ne è un esempio. “A Rieti siamo approdati per caso nel 2003 e ha preso vita a Torricella un villaggio sorprendente, il Centro Jobel, il capobase ormai, la nostra casa” racconta Gabriele Tozzi. “ Ha un’identità molto particolare, segue le esigenze della parte creativa. Tutto è ordinato e funzionale. É un posto puro a prova di bambino, in cui convive il mondo didattico e professionistico, questa la base per scegliere anche gli artisti che ospitiamo”. Dai progetti Erasmus con artisti europei, Arteam e la Bottega delle arti creative, nel 2014 il Gruppo diventa Residenza artistica nazionale riconosciuta dal Mibact, insieme al Teatro delle Condizione Avverse il 50% delle residenze della Regione Lazio. “É stato complesso inizialmente ma il rapporto ora è forte, Rieti è una città meravigliosa dove trovi persone solide nei rapporti”. La consapevolezza di non essere su una nuvola a sè stante, nonostante la pace e la posizione isolata del Centro Jobel, ha indotto il Gruppo a radicarsi lavorando negli anni a stretto contatto con Leonessa, la Diocesi, il territorio sabino e il Museo Civico di Rieti e aprendo delle sedi a Contigliano, Cittaducale e Rieti. Il passaparola internazionale per la stima di cui il Gruppo Jobel gode di pari passo al progetto delle residenze è una risorsa in quanto ha una ricaduta positiva sul territorio, che beneficia di promozione e di un servizio inestimabile. La possibilità di fruire di conoscenze e presenza di artisti a disposizione per corsi annuali e incontri e stage con le scuole sabine. Jobel è dunque un punto di riferimento importante per costruire giovani artisti e compagnie ma è anche autore di uno scambio intensivo col territorio, di una crescita comunitaria che “è una fatica ma per noi è una cosa molto bella.” Il Centro Jobel, immerso nel bosco, custodisce vari spazi. La sartoria con venti anni di costumi. Tutto si recupera, nulla si butta. Dai costumi per La Rieti del ‘600 al costume supplì per Eataly. Tutto ha valore.Ci sono poi sala danza, sala musica, sala prove, piccolo teatro, laboratorio tecnico, scenografico, camere per l’accoglienza e spazi per attività esterne. Il Gruppo dopo una lunga gavetta con caparbietà si è strutturato, per questo ha molto da insegnare ai nuovi artisti perchè ad ogni successo segue automaticamente una caduta, a cui bisogna tener testa.
Il prossimo appuntamento
Il 15 ottobre alle 17 nel teatro Fausto Tozzi di Casaprota, in anteprima nazionale, “On the moon”.
Spettacolo di teatro ragazzi, oggetti e ombre, il primo ad andare in scena delle quattro residenze del Centro. Co-produzione Acqualta Teatro e Molino Rosenkranz , G. Gallo, R. Pagura, M. Riservato    da semplici scatoloni creano la magia strabiliante del mostro e del viaggio di Vito alla scoperta di cosa c’è sulla Luna. Un sapere e un lavoro sapiente e minuzioso, il loro, brillante. “Bello è vincere la scommessa di quello che riesci a fare”dicono. Sono artigiani incantatori, creatori di bellezza e suggestione a dimensione di bambino e dei grandi. Con luci e suoni fuori campo sulla fascinazione delle ombre, l’immersione in una realtà altra è assoluta.

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