Viterbo. Palazzo dei Papi, così rinasce un tesoro grazie a nuovi servizi 2.0

Viterbo: il Palazzo dei Papi
di Carlo Maria Ponzi
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Domenica 12 Novembre 2017, 13:28 - Ultimo aggiornamento: 16:59
Ci sono gli stemmi e le relative biografie dei 19 cardinali protagonisti del conclave più lungo della storia durato 33 mesi, dal 1268 al 1271, che fece salire sulla Cattedra di Pietro Tebaldo Visconti (Gregorio X).
 
E poi il “Pantheon. Tempio di tutte le cose conosciute": manoscritto membranaceo miniato del XIV secolo, di Goffredo da Viterbo, notaio imperiale, che racconta la storia dell'umanità, dalla creazione del mondo sino alla sua epoca (1125 – post 1191).
 
Quindi la riproduzione della pergamena, vergata l’8 giugno 1270 nel “Palatio discoperto Episcopatus Viterbiensis”, con la richiesta al Comune di autorizzare il cardinale Enrico Vescovo di Aosta ad abbandonare i lavori.
 
Benvenuti nella sala del conclave di Palazzo dei Papi, trasformata in prezioso contenitore di testimonianze, simboliche e materiali insieme, che raccontano un pezzo di storia della Chiesa che si dipanò nel capoluogo nel corso di un secolo aureo (XIII) grazie alla presenza della corte pontificia. Benvenuti nel cuore del complesso monumentale che ruota intorno a piazza San Lorenzo, diventato il centro nevralgico dei flussi turistici che lambiscono il capoluogo.
 
Il merito va ascritto all’azione della curia vescovile presieduta dal vescovo Lino Fumagalli e del suo “braccio armato” composto dai giovani esponenti della società Archeoares che dal 2005 gestisce il museo del Colle del Duomo, assurto al ruolo di “must” di quanti scelgono Viterbo come tappa di quel turismo di esplorazione che ama coniugare l’arte, la storia, i beni culturali con l’enogastronomia di qualità.
 
Curia – rappresentata da don Luigi Fabbri, vicario del vescovo – e Archeoares – rappresentata da Francesco Aliperti e Gianpaolo Serone– l’altra sera hanno alzato il velo sui nuovi servizi del Polo (biglietteria elettronica, audioguide in cinque lingue) davanti a un affollato parterre riunito nella sala Alessandro IV, che al termine ha sciamato proprio nella sala del Conclave per provare le audioguide.
 
Presenti, tra gli altri, il presidente della Fondazione Carivit Mario Brutti, Francesco Bigiotti, sindaco di Bagnoregio, cui Archeoares ha fornito la biglietteria elettronica per l’accesso a Civita; il console Tci Vincenzo Ceniti; il presidente del Sodalizio dei Facchini Massimo Mecarini; la consigliera comunale Chiara Frontini; il direttore del Centro diocesano di documentazione Luciano Osbat.
 
Dall’intervento di Serone si è appreso che l’80 per cento dei visitatori del Museo (che hanno di gran lunga superato quota 20mila) sceglie Viterbo per la sala del Conclave.
 
Una citazione di rilievo merita don Fabbri che ha sottolineato per l’ennesima volta gli obiettivi della Curia per la riqualificazione e valorizzazione del Colle del duomo: “Non è un museo qualsiasi – ha detto – ma ecclesiastico. Luogo espositivo ma anche di riflessione, inclusione, apertura e accoglienza. L’arte è come la Misericordia, non esclude nessuno e il patrimonio artistico, la bellezza sono occasioni di crescita, non solo spirituale, in quanto possono fornire nuovi posti di lavoro”.
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