Che errore per la legalità lasciare solo l'assessore

di Paolo Graldi
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Domenica 3 Dicembre 2017, 09:58
Puntuale come la Befana, alla vigilia del caravanserraglio di bancarelle che invaderanno piazza Navona, ecco esplodere il caso Meloni, l'assessore capitolino che ha mandato su tutte le furie la sindaca Raggi per aver denunciato presunti inciuci tra la lobby della famiglia Tredicine e il presidente grillino della commissione commercio Andrea Coia. Adriano Meloni, che conosce bene il suo mestiere, con una crasi lo definisce Coidicine. Il sospetto dell'assessore è che le assegnazioni nel bando della Festa a piazza Navona siano state confezionate come una specie di calzamaglia perfettamente aderente agli interessi della discussa, invasiva famiglia, con agganci opachi e poco commendevoli con alcuni pentastellati di palazzo Senatorio. In più si discute un punto assai delicato: gli ambulanti, come da bando, debbono pagare le spese per la sicurezza della piazza: ambulanze, varchi, controlli, che vorrebbero a totale carico del Comune. Ma si rifiutano: costa troppo. Apriti cielo: la sciabolata di Meloni, (mezza rimangiata), innesca un meccanismo ormai collaudatissimo: l'espulsione del reietto. Domani sarà sul banco degli imputati della maggioranza. Dimissionato o dimissionario? Tertium non datur? Vedremo. Pretendere la legalità e il rispetto delle regole si configura oggi come il rischio di vedersi falciare la sedia e le deleghe. Meloni non va lasciato solo: tenga duro, la città apprezza chi difende per davvero la legalità. Ma la Raggi non ha sempre detto e ripetuto che la sua Amministrazione è per la trasparenza? Sì, come la leggenda della Befana.
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