Gerusalemme, Papa Francesco: «Rispettare lo status quo della città»

Gerusalemme, Papa Francesco: «Rispettare lo status quo della città»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 6 Dicembre 2017, 09:43 - Ultimo aggiornamento: 10:54
Città del Vaticano Papa Bergoglio all'udienza generale non nasconde la sua inquietudine davanti alla decisione di Trump di spostare l'ambasciata Usa a Gerusalemme. «Non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si e' creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti a rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite». Per Bergoglio Gerusalemme, resta «una citta’ unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i Luoghi Santi delle rispettive religioni, e ha una vocazione speciale alla pace».

All'indomani dell'annuncio del Presidente americano, il pontefice ha ricevuto una delegazione palestinese prima di dare l'avvio all'udienza. Ieri sera il leader palestinese Abu Mazen – definito da Francesco qualche anno fa «un angelo della pace» - aveva telefonato al Papa, preoccupato per le conseguenze ed evidentemente in cerca di alleati. Anche se non è trapelato nulla del colloquio telefonico stamattina, prima dell'udienza generale, in una saletta dell’Aula Paolo VI, Bergoglio ha dato il benvenuto alla Commissione Palestinese per il Dialogo Inter-religioso ricordando che «per la Chiesa Cattolica è sempre una gioia costruire ponti di dialogo ed è certamente una gioia particolare farlo con personalità religiose e intellettuali palestinesi».

Nel breve discorso il Papa ha insistito sul concetto teologico di dialogo. «Il dialogo si instaura a tutti i livelli: con sé stessi, attraverso la riflessione e la preghiera, in famiglia, all’interno della comunità religiosa, tra le diverse comunità religiose, e anche con la società civile. La sua condizione primaria è il rispetto reciproco e, nello stesso tempo, mirare a consolidare questo rispetto al fine di riconoscere a tutte le persone, ovunque si trovino, i loro diritti». Il Papa apprezza poi gli sforzi della Autorità Palestinese per riconoscere «alla comunità cristiana il suo posto e il suo ruolo nella società palestinese». «Mi auguro che le vostre consultazioni conducano a creare uno spazio di sincero dialogo a favore di tutte le componenti della società palestinese, in particolare quella cristiana, considerata la sua esigua consistenza numerica e le sfide alle quali è chiamata a rispondere, specialmente per quanto riguarda l’emigrazione».

Sembrano piuttosto lontane le immagini di quando, tre anni fa, Papa Francesco, il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen erano nei Giardini Vaticani insieme al patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, per piantare un ulivo simbolico e dare inizio a quello che Bergoglio aveva sperato fosse «un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce e per superare ciò che divide».

L’iniziativa era stata voluta dal Papa dopo il suo viaggio in Israele. In quel periodo le due più importanti fazioni palestinesi, Fatah e Hamas, avevano dato vita a un governo di unità nazionale, anche se Israele aveva risposto con la sospensione dei colloqui di pace con l’Autorità Nazionale Palestinese. Per gli Usa, l'Ue e Israele Hamas resta iscritta nell'elenco dei gruppi terroristici. 
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